Nikolaj Kasatkin

Questo russo di nome Ivan nacque nel 1836 nella diocesi di Smolensk. Dopo gli studi nel locale seminario e all’accademia teologica di San Pietroburgo, prese i voti monastici col nome di Nikolaj e nel 1860 venne ordinato sacerdote. Fu subito inviato in Giappone come cappellano del consolato russo. Il Paese del Sol Levante si era ermeticamente chiuso al mondo esterno fin dal 1638, anno in cui l’ennesima persecuzione anticristiana aveva causato decine di migliaia di vittime. Da allora, ogni tentativo di infiltrazione missionaria era stato soffocato nel sangue. Ma nel 1853 gli Stati Uniti mandarono nel golfo di Tokyo una squadra navale agli ordini dell’ammiraglio Perry con una «proposta che non si poteva rifiutare»: il Giappone avrebbe fatto meglio ad aprire i suoi porti ai commerci con gli americani. Capìta l’antifona, l’imperatore giapponese fece buon viso a cattivo gioco e fu così che il Giappone passò in un sol colpo dal feudalesimo alla modernità. Nella breccia aperta dagli americani si infilarono, una alla volta, le altre grandi potenze, tra cui la Russia. Fu così che padre Kasatkin, dopo dieci anni di Giappone e ormai completamente padrone della lingua, nel 1870 aprì la prima missione russa in terra nipponica. Seguirono un seminario e diversi istituti catechistici. Ancora dieci anni e nel 1880 padre Kasatkin divenne vescovo di Tokyo.

Nel 1906 era arcivescovo e primate della chiesa russa per tutto il Giappone. Fece costruire una cattedrale a Tokyo e diresse un lungo lavoro di traduzione del Nuovo Testamento in giapponese. Morì nel 1912 e fu canonizzato nel 1970.

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