Un suono lugubre, ribollente, ipnotico, quieto ma minacciosamente tellurico si spande dal palco buio. Poi il terremoto esplode nella violenza di Mr Self Destruct, chitarre straziate e strazianti, batteria frenetica, la voce urlata del «divo» Trent Reznor (figlioccio di Marilyn Manson) cavalca la moderna poetica di metallo, dark, rock industriale. Ecco i Nine Inch Nails in piena tournée, pronti a distribuire watt ed emozioni forti al foltissimo pubblico dellAlcatraz di Milano. Suoni che ti entrano dentro (letteralmente) facendo vibrare la testa e lo stomaco; un impasto di influenze frastornante e difficile da definire. Non è metal, non è industrial, è arte e rumore, è cocktail di tutti i generi e stili, ora snob ora popolare (nel pubblico si mescolano eleganti dark lady e hippie consunti).
Non manca il melodismo, il contrasto tra furore e pause riflessive. Nella provocatoria Gave Up, in Heresy, nella splendida Hurt (rifatta pure da Johnny Cash), nellaggressiva Survivalism - che anticipa il nuovo cd Year Zero - cè il rock che viaggia oltre il tempo.Nine Inch Nails: furia e rumore Ecco il suono che guarda al futuro
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