The Niro cantautore in stile «americano»

Canta perfettamente in inglese ma è romano. È autore di ottime canzoni, raccolte circa un anno fa nel suo primo album. Si fa chiamare The Niro e domani sera suona all’Alpheus. La sua voce e il suo stile ricordano da vicino il grande cantautore statunitense Jeff Buckley, scomparso prematuramente quindici anni fa. Sul myspace ufficiale, l’artista romano confessa di ispirarsi, tra gli altri, a Elliott Smith, Badly Drawn Boy, Beck, Nick Drake, Morrissey e Tim Buckley, padre di Jeff. Alla voce «somiglia a», scrive «niente che abbiate ascoltato finora». Talento, consapevolezza della propria forza musicale, esperienza internazionale e soprattutto ottime esibizioni dal vivo. Sono queste le caratteristiche che hanno permesso a The Niro di farsi largo nel mondo della canzone, concerto dopo concerto. Ha suonato molto nei club romani ma da subito ha iniziato a farsi notare anche all’estero, portando la sua musica a Londra come a Tucson, in Arizona. Ha avuto il privilegio di aprire un concerto dei Deep Purple e di essere invitato dall’università di Boston a partecipare al tributo a Elliott Smith. Suona vari strumenti, avendo iniziato fin da bambino a familiarizzare con l’arte delle sette note. La sua prima passione è stata la batteria, poi è passato alla chitarra e al basso. Dopodiché si è cimentato con la scrittura di musiche e testi, arrivando a mettere insieme le canzoni proposte prima dal vivo e poi inserite nel disco.

Alla fine del 2006 è stato contattato da Chris Hufford, manager dei Radiohead, per partecipare a un progetto da lui prodotto: per l’occasione ha scritto un brano inserito nel disco Between voices 2, pubblicato nell’agosto 2007 per l’etichetta inglese One Little Indian.

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