di Beatrice Bedeschi
Da scuola multietnica a ghetto: questo è quanto sta succedendo, secondo la denuncia dei genitori dei piccoli alunni, alla materna comunale di via Barrili, vicino a piazzale Abbiategrasso.
Su circa cento bimbi che frequentano la scuola, infatti, almeno 60 sono stranieri: egiziani, cinesi, ucraini, marocchini. Una materna che è insomma vero e proprio meltin-pot e che, dicono i genitori, «potrebbe essere un ottimo laboratorio per sperimentare la convivenza» ma che ora, dicono, a causa di una carenza cronica di personale, sta rischiando di trasformarsi in un «parcheggio» per minoranze etniche: «Le educatrici dovrebbero essere nove, mentre negli ultimi due anni non sono state più di sei per volta - spiega Silvia Magnani, rappresentante dei genitori nel consiglio scolastico -. In queste condizioni non riescono a portare avanti alcun programma e quest'anno le gite non sono state nemmeno messe in conto».
Una situazione che ha spinto i genitori a raccogliere firme - più di 80 - e a scrivere decine di lettere all'assessore alla famiglia del Comune, Mariolina Moioli, e ai responsabili del personale, ricevendo, dicono, «e non sempre, solo risposte cortesi ma vaghe».
«Non sono responsabile dell'assegnazione degli incarichi - si difende l'assessore Moioli - chi di dovere se ne sta occupando».
A cinque mesi di distanza dall'inizio dell'anno scolastico però i tre posti rimangono vacanti. Una lentezza burocratica che mal si concilia con l'ambizioso progetto, presentato ieri proprio dalla Moioli, di creare dei poli di orientamento per i bimbi stranieri a Milano, e che però l'assessore liquida con un laconico «no comment».
«Dispiace dover fare la voce grossa per veder riconosciuto quello che è un semplice diritto dei nostri figli - spiega Michele Diegoli, papà di due allievi della Barrili - ma le educatrici sono al limite della resistenza con classi anche di 30 bambini per volta che rendono problematiche anche le ferie e i permessi malattia.
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