Roma La denuncia per vilipendio? No problem, «vincerò la causa». Nessun passo indietro né mea culpa. Anzi, Antonio Di Pietro accetta «ben volentieri la sfida» lanciata dal presidente dell’Unione delle Camere penali, Oreste Dominioni. Persona, tiene a precisare, «che rispetto e stimo, sia sul piano personale che sul piano professionale».
L’ex pm ostenta dunque sicurezza, «per tre buone ragioni». La prima: «Non ho mai accusato il capo dello Stato di essere mafioso né l’ho mai pensato» e «la registrazione integrale del mio intervento ne sarà la prova». La seconda: «Nell’aver rispettosamente sostenuto che, a mio avviso, il capo dello Stato non sempre si sarebbe dimostrato imparziale, ho esercitato un legittimo diritto di critica che la Carta costituzionale garantisce a tutti i cittadini nei confronti di ogni autorità». La terza: «A prova del predetto diritto di critica (di ben più ampio spessore), porterò in Tribunale una copiosa rassegna stampa riguardante numerosi casi di critica nei confronti di altri presidenti della Repubblica (Cossiga e Ciampi), senza che nessuno abbia sollevato tale e tanto clamore come quello scatenatosi nei miei confronti, solo perché non sono allineato al sistema e non mi rassegno ad abbassare la testa».
Insomma, avanti con orgoglio. E «una cosa, da subito, posso assicurare all’amico Oreste Dominioni», prosegue Di Pietro. Cioè: «Non chiederò, in alcun modo, che mi sia riservata l’insindacabilità delle dichiarazioni rese come parlamentare. Se qualcuno vuole il processo è bene che ci sia perché i principi costituzionali, come la libertà di pensiero e di espressione, vengano riaffermati».
Si vedrà. Ma in attesa che le carte bollate seguano il loro iter, l’Idv si schiera in difesa del suo leader. «Deploriamo la strumentalità dell’iniziativa», fanno sapere i 5 componenti dell’ufficio di presidenza. I quali, dopo aver puntualizzato che a scagliare il j’accuse è un «avvocato difensore della famiglia Berlusconi», rivendicano il «diritto» di manifestare opinioni e critiche. «Non abbiamo denunciato un’opinione, ma un comportamento che costituisce reato», replica l’Ucpi.
Dalla Procura alla Rete, dove MicroMega, rivista sacra per il popolo dipietrista e girotondino, lancia un quesito ad hoc: «Napolitano custode della Costituzione?». Manco a dirlo, decisamente no per il 60% dei votanti, non abbastanza per il 30%. Decisamente sì secondo il 6% dei circa 7.000 utenti (conteggiati ieri sera), che nel 4% dei casi rispondono abbastanza.
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