Il no dei tromboni alla Cocacola olimpica

Il no dei tromboni  alla Cocacola olimpica

Deve ammettere, caro dottor Granzotto, che per le XX Olimpiadi invernali di Torino si comincia bene. Leggiamo infatti che due «municipalità» romane hanno vietato ai tedofori di percorrere le strade di loro giurisdizione e questo perché la fiaccola olimpica è sponsorizzata da Coca-Cola. Cosa ne pensa?



Tutto a posto, caro Poli, tutto sistemato. La fiaccola olimpica transiterà altresì nei municipi che le dichiararono guerra. Guerra scatenata da Massimiliano Smeriglio, presidente rifondaiolo dell’XI municipio (comprendente i rutilanti, vivibilissimi quartieri Appio Latino, Ostiense, Ardeatino, Torricola e Cecchignola), uno che al solo sentir nominare la Cocacola gli vien male. Tanto da escluderla - con ordine del giorno 38/04 - «dagli spazi pubblici di propria competenza per la denuncia, effettuata da sindacati e associazioni non governative di mezzo mondo, di palese violazione dei diritti umani e sindacali in Colombia ai danni dei lavoratori di società d’imbottigliamento e del loro sindacato maggiormente rappresentativo, il Sinaltrainal». Tiè. Nel negare il transito della fiaccola sponsorizzata dal nemico numero uno del Sinaltrainal, lo Smeriglio ebbe però la bontà di aggiungere che ove fosse stato accompagnato dallo svolazzo di bandiere arcobaleno della pace, il tedoforo avrebbe avuto via libera. Idea grandiosa subito fatta propria da altri presidenti (rifondaioli) di municipio che al grido di «no pasaran» si unirono alla lotta. A Valentino Castellani, presidente del Toroc, il baraccone incaricato della organizzazione olimpica, vennero i sudori freddi. La Cocacola è lo sponsor numero uno dei Giochi e senza i suoi dollari al massimo si poteva metter su una gara di slittino fra ragazzi dell’oratorio. Non era quindi il caso di andarla a sfruculiare, ché di guai il Toroc ne ha già che la metà basta. Occorreva quindi mediare, dialogare, confrontarsi aprendo un tavolo con gli anticocacolisti duri e puri. E chi meglio di Walter Veltroni, animo generoso e progressista, poteva farlo? E infatti lo fece. Scese in campo e in quattro e quattr’otto finì a tarallucci e vino.
L’intera vicenda, caro Poli, può tranquillamente essere rubricata sotto la voce «bischerume». Bischera l’idea di boicottare la messinscena olimpica; bischero ritenere il tedoforo in qualche modo compromesso con lo sponsor della torcia (sarebbe come accusare Flores d’Arcais di fare, quando raccoglie i girotondini al Palavobis, da testimone alla Mazda); bischera la faccenda delle bandiere arcobaleno perché con il curling e lo slalom c’entrano come i cavoli a merenda; bischere le condizioni della resa di Massimiliano Smeriglio che dopo tutto quel cancan ha fatto marcia indietro alla promessa che in marzo - a Olimpiadi archiviate - una commissione si recherà in Colombia per verificare se e in quale misura laggiù la Cocacola violi i diritti (umani, va da sé).

Bischerrima, infine, la composizione della suddetta commissione che sarà formata da Comune, Regione e società civile. E società civile! Ma si può essere più demagogici, più ipocriti, più tromboni di così?
Paolo Granzotto

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