RomaLunità dei cattolici in un partito è cosa del passato e non può resuscitare. Tantomeno lo vuole la Cei che, spiega il segretario generale Mariano Crociata, «non fa i governi, né li manda a casa». Si chiude il Consiglio permanente dei vescovi ed è loccasione per respingere indebite strumentalizzazioni della prolusione fatta lunedì dal presidente della Cei.
È «del tutto fuori luogo», avverte monsignor Crociata, dire che il cardinale Angelo Bagnasco ha chiesto le dimissioni del premier. Come pensare che i vescovi vogliano una riedizione della Dc. «Non cè nessuna intenzione volta alla costruzione di un nuovo partito, non abbiamo partiti da promuovere o da organizzare». La preoccupazione dellepiscopato per una crisi che «colpisce pesantemente il mondo del lavoro e le famiglie», mentre le istituzioni sono «compromesse da comportamenti impropri e da fenomeni di corruzione diffusa», sfocia piuttosto nellappello al mondo cattolico perché si faccia sentire, con una presenza «attiva, partecipe e corresponsabile». Alla galassia dei movimenti, così diversi tra loro, si chiede di «convergere attorno a valori fondamentali», per fare pressione sulla politica. È questo il nuovo «soggetto culturale e sociale» che vuole la Cei. Infatti il presidente dei vescovi aprirà, il 17 ottobre, un convegno a Todi delle varie sigle cattoliche, con lintenzione di aggregarle su una «piattaforma comune». Insomma, lepiscopato non esprime giudizi, spiega monsignor Crociata, «su una maggiore o minore vicinanza di sensibilità di un governo rispetto a un altro», interviene sui «valori».
Il cardinal Bagnasco si è consultato con il Papa per la sua prolusione, poi condivisa da tutti i vescovi. E il primo a leggerla è stato il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Che è già al lavoro per superare le tensioni con il governo: in un incontro pubblico con il sottosegretario Gianni Letta e il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha concordato un appuntamento bilaterale in Vaticano la prossima settimana.
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