No global, abusivi pure per la luce

No global, abusivi pure per la luce

C’è uno strano ponte di fili che dal contatore Enel della Bocciofila Club Petanque di Sampierdarena arriva fino al piano superiore. Alle finestre del centro sociale Zapata, per l’esattezza. Come se gli antagonisti si fossero allacciati abusivamente alla corrente del circolo. «Ho presentato una mozione per capire se è davvero così - spiega Davide Rossi, capogruppo nel Municipio Centro Ovest della Lega -. Se fosse vero, è un reato penale». E a ben guardare il collegamento dei cavi che alimenta anche una parabola al piano di sopra, sembra difficile credere che ci sia un secondo contatore interno al centro sociale, visti i fili che vanno a finire dentro a quello della bocciofila. La cosa certa è che il Club Le Petanque agli antagonisti paga l’acqua. Da una ventina d’anni per lo meno. «Era venuto qui il presidente di circoscrizione di allora Minniti - spiega il presidente del circolo, Elio Delle Piane - con uno dei ragazzi dicendo che per il buon andamento dei rapporti, era bene farli allacciare all’acqua». E così fu. I no global dal canto loro si impegnano a ripagare le spese della bocciofila con 30-40 euro, all’anno. Praticamente nulla.
E d’altronde, basta leggere la scritta su uno dei portoni dello Zapata, per capire appieno la loro filosofia di vita. «Non sono uno di voi, sono un punkkabbestia, uno che vuole sempre entrare gratis».
«Guardi, qui c’è una situazione invivibile - si sfoga una signora che abita proprio davanti al centro -. Fanno di tutto e di più: è un’associazione a delinquere e la polizia non ci difende. Anzi, ci parla ancora con loro. Se noi chiamiamo gli agenti ci rispondono che non hanno i mezzi. È una vergogna. Noi non siamo protetti. Se avessi fatto io quello che fanno loro, mi avrebbero già messo dentro e buttato via la chiave».


E le istituzioni non intervengono? «Il Comune? Li appoggia - aggiunge un altro cittadino -. Io sono un volontario della protezione civile e a noi quando gli chiediamo un posto per uso servizio, ci dicono che non ne hanno. Prima li danno a loro, poi se avanza ai soccorsi».

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