No al Palasharp-moschea "Torneremo per strada"

Tra un mese la tensostruttura sarà abbattuta per Expo. La comunità islamica minaccia: "Non ci resta che viale Jenner". Il candidato sindaco Shaari chiede il terreno a Lampugnano: "Parlerò anche con il prefetto"

No al Palasharp-moschea 
"Torneremo per strada"

Ancora un mese e poi il Palasharp verrà abbattuto. Al posto della tensostruttura (che in passato sì chiamò Mazda palace e prima ancora Pala Tucker, Pala Vobis e Pala Trussardi) nascerà un nuovo centro per Expo 2015. Questo significa che la comunità islamica dal 2 maggio in avanti non avrà più un luogo in cui pregare. A lanciare l’allarme è Abdel Hamid Shaari, presidente del Centro islamico di viale Jenner e candidato sindaco alle prossime amministrative. Si apre nuovamente la questione moschea, tema delicato, soprattutto se affrontato in piena campagna elettorale. La problematica interessa per lo meno mille fedeli che finora si sono riuniti nella struttura a fianco del parcheggio di Lampugnano per pregare e che rischiano di rimanere senza un luogo di ritrovo. E il tema moschea scalda gli animi di tutti i musulmani che vivono a Milano, circa 80mila persone. Senza contare i pruriti degli abitanti di viale Jenner che per anni hanno convissuto con il garage-moschea abusivo e che ora rischiano di trovarsi ancora sotto casa centinaia di musulmani.
Shaari lancia una sorta di ultimatum al sindaco Letizia Moratti e le chiede di «trovare una soluzione a un problema che da tre anni deve affrontare. Diciamo alla Moratti che ci siamo anche noi - ha detto Shaari - Ci sono un sacco di altri posti dove possiamo andare a pregare, ma il problema non è trovare un altro posto quanto la volontà politica di risolvere il problema».
Con i Togni, proprietari del Palasharp, «non c’è mai stato nessun problema così come nessuno del quartiere si è mai lamentato: in questi 150 venerdì in cui abbiamo pregato lì, non abbiamo mai dato fastidio - prosegue Shaari -. La nostra buona volontà l’abbiamo dimostrata e ora, se non si trovano altre soluzioni, tornare a pregare in viale Jenner sarà una scelta obbligata».
Si fa sempre più reale il rischio che i seguaci di Allah tornino in massa nel garage di viale Jenner, invadendo i marciapiedi e sollevando la solita marea di proteste da parte dei residenti del quartiere. A quaranta giorni da voto.
Shaari non molla e ha intenzione di chiedere un incontro con il prefetto e annuncia: «Proseguiremo con le nostre iniziative. Possiamo anche costruire una tensostruttura in tempo utile se c’è la volontà di accordarci un terreno vicino al Palasharp». In sostanza, suggerisce di utilizzare il prato a lato del palazzetto per risolvere, senza tante polemiche, il problema.
Quello potrebbe essere un luogo adatto. Eppure, esattamente un mese fa, il Consiglio comunale aveva votato la chiusura del centro islamico, definendo il Palasharp un luogo non adeguato per rispondere alle necessità religiose della comunità musulmana della città.

«Per anni abbiamo presentato e ripresentato la domanda di costruire una moschea a Milano - protestano i fedeli -. Nessuno può impedirci di praticare il nostro diritto di culto, ce lo garantisce la stessa Costituzione italiana».

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