«No al protezionismo, supereremo la crisi»

SUMMIT Il leader italiano ricorda il G8 e chiede un impegno condiviso contro il cambiamento climatico

«No al protezionismo, supereremo la crisi»

nostro inviato a New York

Mentre fuori dal Palazzo di Vetro si accalcano a manifestare mondi e volti contraddittori - dai sostenitori di Muhammar Gheddafi ai monaci tibetani, dai Falungong (perseguitati dal governo di Pechino per le loro pratiche spirituali) agli ebrei supertradizionalisti contrari al riconoscimento dello Stato d'Israele - Silvio Berlusconi porta a casa prima l'apprezzamento del leader libico per aver chiuso la querelle colonialista e poi quello di Barack Obama per l'impegno dell'Italia nelle missioni di pace Onu. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, però, il presidente del Consiglio italiano - per la prima volta chiamato a parlare nel giorno di apertura dei lavori, anche in virtù della presidenza del G8 - vede slittare il suo intervento di quasi due ore a causa del discorso fiume del Colonnello, che non contento dei 15 minuti previsti dal protocollo si dilunga per un ora e 35 minuti mandando in subbuglio il rigoroso cerimoniale del Palazzo di Vetro.
A differenza di molti altri leader e come aveva fatto prima di lui Gheddafi, Berlusconi preferisce parlare a braccio piuttosto che leggere un testo scritto. Ricorda i risultati del G8 dell'Aquila e chiede un «impegno condiviso» per riuscire a vincere la battaglia del cambiamento climatico («è una sfida che si potrà vincere soltanto con l'impegno di tutti i protagonisti dell'economia mondiale»). Il premier, però, guarda soprattutto all'appuntamento di domani a Pittsburgh, dove si aprirà il G20 che dovrebbe riscrivere le regole globali dell'economia e della finanza. È lì, spiega, che «occorre trovare la governance dell'economia». Per questo il Cavaliere ribadisce il suo «no» al protezionismo e alle speculazioni finanziarie. Per contrastare la «manipolazione dei mercati dell'energia, delle materie prime e delle risorse alimentari» - dice - è «assolutamente prioritario regolamentare in modo stringente il mercato dei futures», pensare ad un «sistema globale di riserve strategiche di materie prime» ed infine «abolire i paradisi fiscali». Un «nuovo modello di sviluppo», dunque. Che «dovrà anche basarsi sull'apertura dei mercati» perché i Paesi più poveri possano «beneficiare appieno delle opportunità di crescita offerte dal commercio internazionale». Insomma, conclude il suo intervento il Cavaliere, «la storia dimostra che nessuna crisi è insuperabile» ma «bisogna essere positivi, determinati e, soprattutto, uniti». «Dobbiamo rimboccarci le maniche tutti insieme».
Davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite Berlusconi cita due volte Obama, di cui condivide «in pieno l'intervento» e l'appello alla cooperazione. Un discorso - gli aveva già detto qualche ora prima al presidente americano durante la riunione dei dieci maggiori contributori alle missioni di pace dell'Onu - fatto «non solo con il cervello ma anche con il cuore». Un'occasione, quella del vertice sulle missioni di pace, nella quale si fa il punto sulle operazioni Onu e in cui il premier italiano insiste molto sull'importanza dell'approccio nei confronti delle popolazioni piuttosto che sull'aspetto militare. Berlusconi elogia esplicitamente i Carabinieri italiani e Obama ricambia ringraziando l'Italia «per il suo ruolo attivo» e in particolare per «l'aiuto che arriva dalla base di Brindisi» (il centro operativo di tutti i voli di peacekeeping).
Berlusconi parla anche della riforma del Consiglio di sicurezza che «è necessaria» per "renderlo più efficace e rappresentativo». Ma non esita a dirsi contrario all'aumento dei seggi permanenti.

«Aggiungere nuovi membri permanenti nazionali non farebbe che aumentare il senso di esclusione di tutti quei Paesi che contribuiscono attivamente alla pace ed alla sicurezza internazionale e dei nuovi Paesi che in futuro potrebbero assumersi crescenti responsabilità».

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