«No al reato di clandestinità» Poi il commissario Ue ci ripensa

da Strasburgo

Prima critica l’aggravante di clandestinità, poi si corregge: ma solo se si tratta di cittadini europei. L’Unione europea continua la polemica con l’Italia sul decreto sicurezza e, questa volta, è il successore di Frattini, il neo commissario designato alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, a prendere la parola, per poi precisare.
Barrot ha detto ieri sera a Strasburgo che l’aggravante di pena prevista dal decreto sicurezza italiano per gli immigrati clandestini che delinquono è «contraria al diritto europeo». Il neo commissario lo ha affermato rispondendo a una precisa domanda dell’eurodeputato del Prc Giusto Catania, durante la sua audizione di conferma in commissione Libertà pubbliche del Parlamento europeo. «Non è possibile - ha detto il successore designato di Franco Frattini nella Commissione Ue - aggravare una pena in presenza delle condizioni di immigrazione illegale: è contrario al diritto europeo».
Barrot poi però ha precisato, in un breve incontro con la stampa al termine della sua audizione, che quando parlava di ipotesi di aggravante di clandestinità il riferimento era soltanto ai cittadini europei. Una correzione necessaria, visto che in altri Paesi dell’Unione come Francia, Germania e Grecia la clandestinità è già considerata reato. «Non si può avere discriminazione a causa della nazionalità e questo è tutto», ha sottolineato Barrot, il quale ha detto di precisare che questo vale «per i cittadini europei».


«Contrariamente a quanto riportato da alcuni media italiani - ha precisato Barrot in serata - non ho mai sostenuto che l’immigrazione illegale non possa essere considerata un reato. Questa scelta è di competenza degli Stati membri ed è lasciata alla legislazione nazionale. Alcuni Stati membri hanno fatto questa scelta».

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