Sì alla riforma delle professioni, no alla sovrapposizione fra associazioni e Ordini. Ragionieri e dottori commercialisti su questo punto sono pronti a dare battaglia, come già hanno affermato allindomani dellaudizione svoltasi presso il ministero della Giustizia con il sottosegretario Luigi Li Gotti, in cui i rappresentanti dei consigli nazionali hanno sottolineato come lequiparazione tra le associazioni e gli Ordini sarebbe altamente lesiva degli interessi dei clienti. E ancor più dopo le dichiarazioni del ministro della Giustizia Clemente Mastella, che, esprimendo la volontà di arrivare rapidamente alla stesura di un disegno di legge di riforma delle professioni intellettuali, ha affermato che «sotto il profilo delle competenze sostanziali da attribuire agli Ordini non ci sarà distinzione tra essi e le Associazioni».
Immediata la replica dei rappresentanti dei due consigli nazionali: «Ci siamo ripetutamente espressi a favore di una riforma che si fondi su un sistema duale Ordini-associazioni. Nulla osta, sosteniamo da tempo, al riconoscimento di nuove professioni e delle associazioni rappresentative dei nuovi professionisti. A una condizione però: che siano effettivamente professioni nuove, evitando sovrapposizioni con le competenze e i settori di attività delle professioni già esistenti e consolidate. Una parcellizzazione delle competenze, infatti, introdurrebbe ulteriori ambiguità in un settore già complesso e articolato, nel quale, piuttosto, occorre operare nella direzione dellaccorpamento e della semplificazione».
E aggiungono: «Può darsi che le allarmanti affermazioni del ministro Mastella siano semplicemente frutto di una dubbia formulazione. Può darsi che, sgombrato il campo da equivoci e ambiguità, ci si possa occupare liberamente e senza rigidità dei contenuti della riforma. Ma se, in questa fase di confronto, esse dovessero invece trovare ulteriori conferme, anche professioni tradizionalmente dialoganti e riformiste come le nostre, sarebbero costrette a opporvisi con forza».
La motivazione è chiara: «Chi garantirebbe in tal caso sulla qualità delle prestazioni, sul rispetto di norme deontologiche, sulla formazione professionale delle associazioni? Non abbiamo paura della competizione nellampio mercato delle prestazioni professionali, ma essa può avvenire solo a parità di condizioni.
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