Niente «bidoni» sull'immondizia, per favore. Mano pesante con quelle amministrazioni comunali che non rispettano la tabella di marcia per la raccolta differenziata dei rifiuti. Ma soprattutto, riconoscere ai cittadini il diritto a non pagare il servizio se non risponde agli standard qualitativi imposti dall'Unione europea. Sono i principi che ispirano le quattro diverse proposte di legge presentate alla Camera e al Senato da Pdl (due), Pd e Udc per incrementare la raccolta differenziata.
Per una volta almeno, i due schieramenti sono d'accordo sulla necessità di adeguare le misure sanzionatorie per i Comuni inadempienti, dal momento che il testo delle proposte di legge presentate è quasi identico: il legislatore nazionale, pur avendo formalmente recepito i livelli programmatici e qualitativi dettati dall'Ue, fanno notare i firmatari delle iniziative di legge, non ha predisposto misure adeguate dinanzi alle «gravissime inadempienze dei comuni e delle società appaltatrici». Tutto questo, sottolineano Pdl, Pd e Udc, si traduce in una «palese violazione dei diritti ambientali e di salute costituzionalmente garantiti».
L'addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'ambito territoriale, che ripartisce l'onere tra i comuni inadempienti, sarebbe insomma ben poca cosa. L'obiettivo delle iniziative legislative è allora «imporre ai Comuni un reale impegno nella realizzazione degli obiettivi minimi di raccolta differenziata», altrimenti gli utenti possono essere esentati dal pagamento della tassa relativa.
Inoltre, sempre nel caso in cui l'amministrazione comunale non rispetti gli obiettivi fissati per la raccolta differenziata, qualsiasi atto relativo al servizio, sia esso un accertamento, una fattura o una cartella esattoriale, è da considerarsi nullo.
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