Noa: «Le canzoni aiutano la pace io che vivo in Israele lo so bene»

da Milano

«La pace è un’utopia? Non credo, ma bisogna lottare contro gli egoismi, contro l’avidità. Io, israeliana, nel mio piccolo cerco il dialogo coi palestinesi, ad esempio canto spesso con i Radiodervish, guidati da Nabil, cantante palestinese che ora vive a Bari». Per Noa l’amore per il canto viaggia di pari passo con l’amore e l’impegno sociale; ambasciatrice Fao, cavaliere della Repubblica Italiana, prima artista ebrea a cantare l’Ave Maria in piazza San Pietro di fronte al Papa, continua ad esplorare le sfumature dell’anima e ad abbattere le barriere che dividono il mondo. Il suo nuovo cd Jeans & Genes, ricco di ballate ma non privo di romanticismo, verrà presentato con tre concerti a Modena, Vicenza e Torino il 22, 23 e 24 aprile. «Essere impegnati non vuol dire per forza essere noiosi - dice Noa sorridendo -. È importante unire contenuti, bella musica e un pizzico di divertissement».
Ovvero la fotografia del suo nuovo album?
«È un disco globale, che unisce tutte le mie influenze, anche quelle inconsce. Sono orgogliosa di questo album. Un cantante moderno non deve documentare il passato ma creare un suo stile, e i nuovi brani sono il segno del mio stile che si evolve».
In che direzione?
«La canzone non deve essere una cosa che soddisfa il tuo ego ma il suo messaggio deve arrivare a tutti. È la lezione che ho appreso da Leonard Cohen, Joni Mitchell, Simon & Grafunkel».
Ha detto che la sua vita è una roulette russa ma continua a credere nella gente: dove trova la forza?
«Nell’amore, ma non sono una santa. Accanto a gente cattiva ci sono milioni di persone fantastiche, persone comuni e artisti con cui ho lavorato come Carlos Santana, un artista e un uomo che vive al servizio degli altri. O Bono che potrebbe fare la rockstar e si scontra sempre con le prepotenze dei potenti. O Sting che trasmette un incredibile calore umano».
Ma le canzoni aiutano la pace o sono solo utopia?
«La musica è un veicolo per unire le persone, spiegare loro quello che a volte i media non dicono. È tutto ciò che possiamo fare, non è poco».
Noa è religiosa?
«No, per niente. Però credo nello spirito dell’amore che ci aiuta ad elevarci e ad aiutare il prossimo.

In questo senso ho ammirato papa Wojtyla, un uomo spirituale più che religioso, un santo del nostro tempo».
Ha progetti per il futuro?
«Organizzare concerti benefici con personaggi come Stevie Wonder, Santana, Bono ma anche con artisti sconosciuti di ogni parte del mondo».

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