Il Nobel per la chimica è figlio d’arte: il papà l’aveva vinto 47 anni fa

Enza Cusmai

Buon sangue non mente. Roger Kornberg, il vincitore del Nobel per la chimica di quest’anno, premiato per il suo studio sulla trascrizione dei geni nelle cellule animali, è figlio d’arte. Anche suo padre fu insignito dalla prestigiosa onorificenza. E per lui non sarà una novità ritirare la medaglia d’oro e il diploma dalle mani del re Gustavo di Svezia il 10 dicembre prossimo (anniversario della morte di Alfred Nobel). L’emozione di quel momento magico, Roger, l’aveva già vissuta a soli dodici anni. Mano nella mano, aveva accompagnato Arthur, suo padre, a ritirare lo stesso premio scientifico, il più prestigioso del mondo, ben 47 anni fa. E anche le ricerche di Roger restano in famiglia. Il suoi lavoro è il coronamento del lavoro paterno: Arthur aveva scoperto il modo in cui l’informazione genetica viene trasferita da una cellula madre alle cellule figlie, Roger ha invece descritto come l’informazione genetica viene copiata dal dna nell’rna messaggero, grazie al quale l’informazione genetica viene portata fuori dal nucleo della cellula in modo da essere utilizzata per costruire le proteine.
Il neovincitore della chimica ha 59 anni, lavora per la Stanford University School of Medicine di Palo Alto, in California ed è il quinto americano che viene premiato quest’anno. Prima di lui Andrew Z. Fire, e Craig C. Mello, due biologi molecolari, sono stati premiati con il Nobel per la Medicina per avere scoperto un importante meccanismo che regola il flusso delle informazioni genetiche. Ed entrambi sono under 50: 47 anni il primo e 46 il secondo. La lista made in Usa si allunga dei nomi di John Matter e George Smoot premiati per i loro studi degli astrofisica americani sulla radiazione cosmica di fondo, la traccia fossile della nascita del cosmo. Mather, 60 anni, è un astrofisico del Goddard Space Flight Center della Nasa in Maryland. Smoot, 61 anni, è professore di fisica all’Università di Berkeley in California.
Dunque un pezzo di America si trasferirà in Svezia a dicembre. Ma la storia di Roger va al di là degli aspetti scientifici. È una storia che commuove e sorprende. Anche se non è la prima volta che il premio si tramanda di padre in figlio. I Kornberg sono la sesta famiglia che nel corso della storia si tramanda l’onorificenza. Hanno cominciato i Curie, prima moglie e marito poi la figlia Irene nel lontano 1935. Casualità o genetica? «No, la genetica c’entra solo in parte e spero non venga mai scoperto il gene dell’intelligenza – commenta il biologo molecolare Francesco Fiorentino -. Altrimenti tutti vorrebbero dei bambini super. Invece, per fortuna, la genialità è il prodotto di ambienti educativi e di capacità personali. Il fatto che il padre – aggiunge l’esperto - abbia ricevuto un Nobel è un fatto molto significativo. Roger ha avuto alle spalle gli insegnamenti paterni, ha potuto frequentare grosse università e alla fine è riuscito a estrinsecare le proprie capacità».
Un ragazzo fortunato si potrebbe dire. Ma anche dotato e geneticamente supportato. «La sua è una famiglia di scienziati», ha ricordato il direttore dell’Istituto di Biologia molecolare del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), Galuco Tocchini Valentini, che ha conosce Kornberg molto bene.

«Anche sua madre - ha aggiunto - era una scienziata, il fratello è un esperto di biologia dello sviluppo e un altro fratello è un architetto che ha costruito laboratori scientifici in tutto il mondo, da Strasburgo a Stanford. Adesso sta progettando la nuova università giapponese di Okinawa».

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