«Nobel alla Merini», la Sicilia brucia Milano

Da Siracusa raccolte mille firme per candidare la poetessa

Da Porta Ticinese a Stoccolma. Saltando Milano e passando per Siracusa. Il Nobel ad Alda Merini? Perché no, rispondeva Giovanni Raboni qualche anno fa - il 1996 per la precisione -, quando la poetessa milanese fu candidata al Premio nientemeno che dall’Académie française (la prima e unica volta che i francesi hanno proposto per il più alto riconoscimento letterario un italiano, una donna per di più). All’epoca, quando trapelò la notizia, l’intellighentia italica, e milanese in primis, alzò al cresta: «Per carità, una cosa simile è indecente. Ci sono grandi poeti che meritano il Nobel già da decenni...».
Oggi Mario Luzi non è più tra noi, e forse la poetessa dei Navigli, «la pazza della porta accanto», ha qualche chance in più. La notizia, questa volta, trapela dalla Sicilia, Siracusa per la precisione, dove un gruppo di poeti e scrittori, capeggiato da Giuseppe La Delfa, hanno promosso una raccolta di firme per accompagnare una petizione popolare che per oggetto la candidatura della poetessa Alda Merini al premio Nobel per la Letteratura e indirizzata al presidente del Consiglio, al ministero dell’Università, a quello dei Beni culturali e a diverse Accademie nazionali (a partire dalla Crusca) ed estere. Undici anni orsono fu l’Académie française a muoversi; nel 2001, invece, fu il Pen Club, associazione a carattere internazionale. E Milano, che fa? Sempre nulla. Forse perché ci vivono troppi poeti, e troppo blasonati, per appoggiare la candidatura di una «collega» outsider, simpatica ma scomoda, come la Merini.
Le firme per la candidatura, intanto, arrivano da ogni parte: tutte le province siciliane naturalmente, e poi Emilia Romagna (dove un’altra poetessa, Carmen Togni, fa da «testa di ponte» all’iniziativa), Pescara, Teramo, Chieti, Roma, Avezzano, Napoli, Foggia, Ancona, Ascoli Piceno, Padova, Cagliari. Addirittura dall’Ungheria, dalla Romania e da un gruppo di italiani che vivono a Parigi. Sono giornalisti, poeti, scrittori, attori, artisti, pittori, insegnanti, studenti, semplici cittadini. A oggi, le firme sono oltre mille. Un paio di mesi fa, un comitato «pro-Merini» è anche salito a Milano per incontrare Vittorio Sgarbi, chiedendogli appoggio e aiuto.
E la poetessa? È molto felice della cosa - dicono - ma altrettanto scettica. La strada per Stoccolma è lunghissima, anche per una come lei che ha 50 titoli sulle spalle. E lei lo sa benissimo. Dalla sua, però, ha un vantaggio: se è vero, come è vero, che il Nobel prima ancora che il valore letterario dell’opera da un po’ di anni a questa parte premia il «carattere» politico-umanitario dell’autore, allora la Merini con il calvario manicomiale che ha attraversato e la sua vita sempre «ai margini», non può non strappare l’attenzione degli accademici di Stoccolma.

Per il resto, cadute nel vuoto le suppliche a Sanremo - inteso come festival, dal quale la poetessa-paroliere è stata proditoriamente estromessa - meglio affidarsi a Santa Lucia vergine e martire. Patrona, come attesta il gemellaggio tra le due regioni agli antipodi d’Europa, di Siracusa e - guarda il caso - della Svezia.

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