«Noi denigrati, ma la caccia alle streghe non paga»

Il Gran Maestro Gustavo Raffi critica la pubblicazione: «Un fotografo che lavora ai matrimoni e fosse in quelle liste quanti clienti perderebbe?»

da Torino

Più che fastidio, indifferenza, di fronte a quella che viene vista come una campagna denigratoria e una ricerca di facile pubblicità. Questa la reazione di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla pubblicazione di 300 nomi di affiliati alle logge massoniche sul Corriere di Livorno. Per il Gran Maestro, in visita alla sede torinese de Il Giornale, è la spia di un pericolo che incombe sulla società.
«La pubblicazione delle liste è la dimostrazione che lo Stato democratico è in un periodo di grande difficoltà, sottoposto a grandi minacce».
Addirittura?
«Certo. Evidentemente sono state vane le grandi battaglie condotte nel passato, come quella dei sindacati che, proprio a Torino, si opposero con forza alle schedature dei dipendenti della Fiat».
E poi c’è un problema di privacy.
«Anche se la direttiva europea sulla privacy è stata recepita in Italia con almeno 18 anni di ritardo, alla fine è comunque arrivata anche da noi. E quindi va rispettata. Faccio un esempio».
Quale?
«Un sindaco va valutato per il suo operato. Che poi sia massone o no, poco conta. Anche un primo cittadino, nel suo privato, è libero di fare ed essere quello che vuole. Ma le conseguenze negative della pubblicazione delle liste possono anche essere altre».
Insomma, non è necessario ricoprire per forza una carica per essere danneggiati?
«Immaginiamo che tra i nomi pubblicati ci sia un giovane che di mestiere fa il fotografo. E che vada a fare servizi ai matrimoni. Ora che il suo nome è stato messo nero su bianco quante difficoltà incontrerà a trovare nuovi incarichi e nuovi lavori? E vi sembra democrazia questa?».
Come definirebbe dunque l’iniziativa del giornale livornese nei vostri confronti?
«È una campagna denigratoria, fatta peraltro da un giornale che evidentemente ha bisogno di farsi pubblicità».
Che risposta può dare, a tutto questo, la massoneria?
«La risposta l’abbiamo data nei giorni scorsi, in occasione della presentazione del busto di Alessandro Tedeschi e del libro dedicato a lui».
In che senso?
«Tedeschi era un ebreo livornese, massone, che andò a vivere in Argentina e organizzò una fitta ed efficace rete sanitaria. Poi, con l’avvento del regime in Italia, tornò in Europa e si mise alla guida del Grande Oriente. Morì prima di venire catturato. Ecco, un personaggio di questo profilo è la risposta a chi ci denigra. Ma la risposta più grande è stata l’attenzione a questa manifestazione pubblica, dove erano presenti sindaco, politici, ma anche il rabbino capo e il vescovo».
L’iniziativa della pubblicazione delle liste potrebbe essersi rivelata un boomerang per chi ha alzato il polverone.
«Oggi fare la caccia alle streghe non paga. Anzi, si rivolta contro chi la fa. È il frutto di anni di trasparenza e chiarezza durante i quali il Grande Oriente ha aperto i suoi archivi a storici e studiosi. D’altra parte i nomi sono stati pubblicati da un giornale in difficoltà, che vorrebbe rappresentare un’area che non è nemmeno più in Parlamento».
Ma secondo lei che cosa dà così fastidio della massoneria?
«Noi difendiamo i valori disinteressatamente, senza dare lezioni. A differenza della politica, non abbiamo interessi confliggenti da far coesistere per timore di perdere consenso. La massoneria dà fastidio perché fa domande, pone dubbi. E sono questi, più che i rituali e i cerimoniali, a irritare. La massoneria vuole educare l’uomo del dubbio, con capacità critica e autocritica. Doti che possono mettere in crisi impalcature che si basano invece su strutture rigide e gerarchiche».


«In definitiva, come si può chiudere questa polemica con il giornale livornese?
«Forse devono chiedersi se gli unici lettori di certi articoli non siano poi loro stessi. A questo punto potrebbero organizzarsi, comprare un numero del giornale e fotocopiarlo in modo da distribuirselo tra loro».

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