Noi, genovesi amanti del decoro, offesi dalle parole di Marta Vincenzi

(...) la morte del clochard nepalese davanti al Carlo Felice.
Siamo tutti d’accordo che è disumano e vergognoso morire di freddo in una grande e ricca città dell’Occidente. Chiunque abbia un briciolo di umanità non può restare insensibile di fronte a una storia simile e credo che ciascuno di noi si impegni, appena può, per aiutare gli ultimi. Soprattutto, credo che ciascuno di noi lo faccia in silenzio, senza apparire, badando a essere utile agli altri e non a se stesso.
Ma proprio perchè nessuno può rimanere insensibile, a me sembrano offensive le parole di Marta che - in qualche modo - se l’è presa con i cittadini che avevano chiesto pulizia e decoro davanti al Carlo Felice. Riporto testualmente dall’agenzia Ansa, mai smentita, proprio perchè penso che la lettura integrale del Vincenzi-pensiero sia illuminante. Marta - spiegando che «in questa città si è scelto comunque di consentire un grado di autonomia a queste persone» e ricordando che la vittima del freddo aveva rifiutato un alloggio provvisorio («Il Comune nel 2008 ha aumentato l’assistenza alle persone bisognose, tra cui 8400 anziani e 7199 minori, ma è naturale che dobbiamo impegnarci di più») - è partita soft: «La morte di questa persona è un fatto gravissimo, è un evento drammatico che ci spinge a impegnarci ancora di più a favore degli ultimi».
Ma è a questo punto che alla nostra sindaco è scivolata la frizione dialettica: «La scorsa settimana abbiamo parlato in giunta delle proteste di alcuni cittadini che ci hanno telefonato infastiditi per la presenza dei barboni nell’ingresso del teatro. Gridavano allo scandalo perchè si consente a queste persone di sporcare il salotto buono della città. Non uno che ci abbia invitato ad aiutarli. Questa morte è quasi un segno».
Non so se questa morte sia il segno inteso da Marta Vincenzi. A me pare un segno di come l’obiettivo sia completamente sbagliato, quasi come il tiratore statunitense che alle Olimpiadi ha perso l’oro perchè ha mirato in un altro bersaglio.
Io penso che il problema sia un uomo che, nel 2008, in pieno centro di Genova muore di freddo. Non che il problema siano i cittadini che chiedono decoro urbano. E, soprattutto, mi sembra sbagliato e anche un po’ offensivo spostare il mirino sui cittadini per sminuire le colpe delle istituzioni. Poi, certo, sono d’accordo sul fatto che le istituzioni non possono fare tutto e mi sembra vagamente sciacallesco buttare una tragedia in politica.

Da qualsiasi parte politica lo si faccia, destra o sinistra che sia.
Insomma, Marta Vincenzi non ha alcuna colpa nella morte del nepalese davanti al Carlo Felice. Ma, certamente, i cittadini che sognano una città pulita e decorosa ne hanno ancor meno di lei.

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