«Mentre il fisioterapista riceve una diagnosi e si attiene a una prescrizione di un medico, l'osteopata invece si preoccupa di effettuare un'analisi sul paziente per capire dove e come agire, decidendo in autonomia quali sono le indicazioni e controindicazioni»: così Luigi Ciullo, direttore dei corsi dell'Istituto italiano per la Medicina Osteopatica, la cui sede è al castello Boccanegra, nel cuore del parco dell'ospedale San Martino. «Proprio per questo motivo l'osteopata per diventare tale, deve fare un corso di studi di cinque anni - quindi una laurea magistrale - e non i tre anni delle professioni mediche, tipo i fisioterapisti. E deve acquisire tutta una serie di conoscenze mediche, ortopediche e radiologiche fondamentali, la cui basi sono dunque comuni alla facoltà in medicina, in modo da poter essere in grado di sanare quei disturbi che hanno una precisa indicazione osteopatica: si tratta di sintomatologie e anomalie che trovano nell'osteopatia un riscontro favorevole. L'osteopata deve perciò avere una serie di informazione di base tali da permettergli di fornire un trattamento sul paziente, con responsabilità e sicurezza tali da permettergli di risolvere il problema».
Ecco dunque che l'Istituto offre un corso di studi di cinque anni, a tempo pieno, per un totale di 3400 ore, in grado di formare i propri studenti in maniera rigorosa e seria, affinché possano operare anche in Italia: l'Istituto ha firmato lo scorso marzo 2010 un contratto di partenariato con il Centre Européen d'Enseignement Supérieur de l'Ostéopathie di Lione, che rilascerà i diplomi di laurea agli iscritti dell'Istituto.
«Il prossimo anno, nel 2012, finalmente si concluderà il primo ciclo di cinque anni in Italia, e si diplomeranno 4 nuovi giovani osteopati. Grazie al nostro partenariato abbiamo anche un metodo di selezione diverso, rispetto ai quiz a numero chiuso adottati dalla facoltà di medicina e chirurgia: ovviamente verifichiamo che i candidati abbiano una solida base culturale, ma pretendiamo poi di effettuare un colloquio orientativo, al fine di verificare le reali motivazioni del candidato. Se, per esempio, chi si propone come nostro studente ha già provato il test per medicina, quello per odontoiatria e infine alcuni a caso tra le professioni mediche, è molto probabile che la spinta sia quella dell'ottenere una professione sicura e il più possibile redditizia: è questo ovviamente un caso di persona che non rientra negli standard che sia noi sia il Ceeso richiedono ai propri studenti».
L'Istituto negli anni ha formato gli osteopati italiani che si sono avvicinati all'osteopatia dopo aver conseguito una laurea in medicina o scienze motorie o la laurea breve in fisioterapia: «l'Istituto offre un percorso formativo che dura 6 anni e attraverso un insieme di corsi mira a fornire gli strumenti complementari alla propria istruzione al fine di diventare osteopata: è chiaro che l'aspetto motivazionale in questo caso è fuori discussione. Tuttavia in questo caso si tratta di circa 1600 ore, spalmate su 6 anni, contro le 3400 del percorso formativo a tempo pieno di 5 anni».
Importante anche l'aspetto psicologico del trattamento osteopatico il cui trattamento è inevitabilmente legato all'analisi della persona in toto: «è chiaro che noi non possiamo e non vogliamo sostituirci a uno psicologo. Quando si parla di psicologia, accostando questo termine all'osteopatia, bisogna chiarire che il nostro scopo è quello di riscoprire il rapporto con il paziente, una volta dato per scontato e oggi quasi del tutto scomparso».
«Abbiamo bisogno di capire lo stile di vita di una persona, i suoi atteggiamenti, le sue abitudini: ecco che per esempio a un agente di commercio, che verosimilmente passa molto tempo in macchina, consiglierò di togliere il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni, in modo tale che il rigonfiamento del portafogli a lungo andare non lo costringa a tenere una posizione innaturale che potrebbe ripercuotersi sulla schiena. Nel caso di un impiegato o di chi passa lungo tempo davanti al computer consiglierò di sistemare lo schermo del computer frontalmente, non troppo alto, né troppo basso, e così via».
Importante infatti anche l'aspetto rieducativo dell'osteopata, che ha l'ingrato compito, una volta curato il paziente, di spiegargli come risolvere e eliminare definitivamente le cause alla base dell'insorgere del problema.
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