(...) amato, stimato, rinvigorito dall'aver vinto contro tutto e tutti una rischiosa scadenza elettorale di medio termine. Dall'altra c'è il cofondatore del partito, che da quando è stato eletto presidente della Camera non fa altro che prendere le distanze, criticare, puntualizzare, lasciare intendere, strizzare l'occhio e così via. Legittimamente, per carità: sarà certamente una strategia, forse anche di ampio respiro, essendo elaborata da un uomo ormai scafato, ma - almeno per me - difficile da capire.
Una strategia che, nelle ultime ore, ha massimizzato la distanza tra due posizioni: quella di Gianfranco Fini e quella di Silvio Berlusconi. Posizione, quest'ultima, che è la stessa dei milioni di italiani che hanno votato il Popolo della Libertà ed ancora credono nell'essenzialità del compimento del suo progetto politico.
Solo una persona può decidere se rammendare lo strappo, ed è lo stesso Fini. Perché Berlusconi non si è mai mosso di un millimetro da quelli che sono i principi ispiratori e programmatici del Popolo della Libertà, né mai si è allontanato dalle sensibilità del nostro elettorato. Mentre il presidente della Camera ha compiuto, in due anni, un percorso politico piuttosto singolare che - credo - talvolta ha faticato ad essere compreso dalla nostra base. E non solo da essa.
Quindi, spetta al cofondatore decidere se fare un passo in qua, verso Berlusconi, oppure in là, verso qualcos'altro. Di certo, non può restare fermo, o sarebbe un inganno.
Un inganno non solo alla sua storia personale e politica, della quale è padrone e può fare ciò che vuole, ma soprattutto a chi lo ha votato nel Popolo della Libertà e per il Popolo della Libertà. A chi ha creduto in lui come potenziale punto di riferimento del conservatorismo italiano per i prossimi decenni. A chi, evidentemente, ha deluso.
Per questo mi aspetto che il presidente Fini faccia una scelta, e la faccia subito.
Su quale sarà la sua scelta proprio non ho idea, mentre ho ben chiara un'opinione su quale potrebbe essere la migliore.
Se possibile, la riconciliazione: ferma e incondizionata, che non prescinda dall'ammissione di avere sbagliato e dalla dichiarazione, questa volta sincera, di adesione al programma politico e di governo di Silvio Berlusconi.
Altrimenti, Silvio e Gianfranco potranno dirsi un cordiale arrivederci. Goodbye. Come cantava un gruppo inglese negli ultimi anni '70, «goodbye stranger, it's been nice, hope you find your paradise». Che in italiano, molto meno musicalmente, suonerebbe così: «arrivederci forestiero, è stato bello, spero che tu possa trovare il tuo paradiso».
Un arrivederci che restituisca al popolo la libertà di scegliere se restare su questa strada che ci sta portando lontano oppure se svoltare all'incrocio in direzione sconosciuta.
Noi siamo il Popolo della Libertà e, prima di tutto, dobbiamo pensare alla libertà del popolo: la libertà di decidere da sé per il proprio avvenire, che non può essere condizionato da scissioni o ribaltoni parlamentari.
Se proprio non se ne potrà fare a meno, quindi, diremo arrivederci al forestiero. Perché, forse, nel nostro partito qualche forestiero c'è veramente.
*deputato del Popolo della Libertà
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