"Noi, pronti a partire per riprenderli"

Su blog e social network la sobrietà e la rabbia dei militari italiani: "Non mollate, ragazzi"

"Noi, pronti a partire per riprenderli"

La mobilitazione della gente per la libertà dei due marò, quella che non attende indicazioni ufficiali e ordini di scuderia ma prorompe dal cuore, è scattata su Internet. La bacheca più piena di proclami, solidarietà, speranze è quella di Facebook. «Liberateli!» chiede anche il blog Tocqueville.it tramite Twitter, mentre Daw-blog segnala che nessun membro del governo è andato ieri a Ciampino ad accogliere le salme dei tre militari morti in Afghanistan.
A fianco dell’Italia che alza le spalle o semplicemente non si pone il problema perché i problemi veri sono sempre altri, si leva un Paese reale di persone che si dicono pronte a partire per l’India. Che vogliono far giungere a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il calore e l’incoraggiamento di cui hanno bisogno. «Forza e onore», si legge sul diario di Latorre come commento all’ultimo messaggio scritto dal fuciliere pugliese l’11 febbraio. «In questo momento - aggiunge un collega - tutti i fucilieri ed ex fucilieri di Marina italiani sono con te e Salvatore. Se ce lo chiedessero, saremmo tutti pronti per partire e venire a riprendervi fisicamente... anche stasera stessa! Non mollate ragazzi! Un fraterno abbraccio! Per Mare, Per Terram!».
Il gruppo dedicato al reggimento San Marco ha inserito la scritta «Liberi subito» accanto al leone alato. C’è chi suggerisce di tappezzare di manifesti l’ambasciata indiana, oltre che gli edifici pubblici come proposto da Ignazio La Russa. Andrea Borello chiede di avere «solo una nave e un orario di partenza. Non ti preoccupare Monti, non voglio un euro per andare a fare quello che voi politicanti non state facendo».
Luca Sanzo suona la sveglia: «Mandiamo lettere, avvisi, ambasciatori». Alberto Lucatello pubblica l’indirizzo Internet del ministero degli Esteri dove «dare una goccia per aiutare i nostri ragazzi». Altri internauti aggiungono le mail dei servizi informativi delle ambasciate. Carlo Bassani denuncia che al Tg1 «il servizio giornalistico sui nostri marò era in “terza pagina”, evidentemente era più importante l’operato dei sindacati con il governo che sta abbandonando i nostri fratelli in mano a dei mentitori».
Un intellettuale come Angelo Mellone lancia l’idea dannunziana di «una spedizione di gente di buona volontà, senza uniforme, senza troppi dettagli diplomatici, sbarco per sbarco». Sergio Carrara rilancia: «Ci sarebbe anche da mandare a prendere un certo Battisti in Brasile e completare l’opera». «Quando si parte?», batte il tacco Fabrizio De Priamo. È una mobilitazione massiccia e spontanea.
In poche ore il gruppo «Riportiamo a casa i due militari prigionieri» ha raccolto oltre 150 adesioni. Uno dei promotori è un alto ufficiale del Genio dell’esercito, il generale di brigata Fernando Termentini. «Scriviamo una mail all’ambasciata indiana - propone - sollecitando l’immediata liberazione. Facciamogli sentire che gli italiani rispettano la democrazia e non le prevaricazioni del Diritto internazionale».
Presente, risponde Alberto Clava: «Speriamo che questo “governo di tecnici” abbia la capacità di rispondere in modo adeguato a questa provocazione.

Riportiamo a casa due militari che, facendo il loro dovere, perché comandati, cercavano di contrastare la pirateria». E Onofrio Del Grillo: «Ci vorrebbe un forte segnale politico, come la minaccia di rimpatrio per tutti gli indiani illegalmente in Italia». Giorgio Prinzi incalza: «Dobbiamo coinvolgere, avere visibilità e risonanza».

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