«Noi riconosciamo l’autorità del Papa»

Roma «Se il Papa deciderà di ritirare il decreto di scomunica nei confronti dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X, per noi sarà una grande gioia...». Don Davide Pagliarani, dal 2006 superiore del distretto italiano della Fraternità fondata da monsignor Lefebvre, dal quale dipendono circa 25 celebrazioni domenicali secondo l’antico rito nel nostro Paese, sottolinea con particolare enfasi il «se». E al telefono con il Giornale ribadisce di non sapere nulla della notizia pubblicata ieri dal nostro quotidiano. La revoca della scomunica decisa da Papa Ratzinger sarà pubblicata già sabato o al massimo entro la prossima settimana, a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. I quattro vescovi in queste ore attendono in silenzio, anche se stanno facendo il giro del mondo le dichiarazioni improvvide e imbarazzanti, vicine alle tesi negazioniste sull’Olocausto, rilasciate lo scorso novembre da uno di loro, Richard Williamson, nel corso di un’intervista televisiva.
Il superiore generale della Fraternità, monsignor Bernard Fellay, primo firmatario della lettera con la quale è stato chiesto al Pontefice di ritirare la scomunica, nei giorni scorsi è stato a Roma e ha incontrato anche il cardinale Antonio Cañizares, nuovo Prefetto della Congregazione del culto divino. Va ricordato che il ritiro della scomunica (comminata nel 1988 da Giovanni Paolo II dopo che monsignor Lefebvre aveva consacrato illecitamente vescovi quattro suoi sacerdoti) rappresenta un atto di magnanimità di Benedetto XVI anche se non significa la soluzione di ogni problema tra la Santa Sede e la Fraternità.
Don Davide, come reagisce alla notizia?
«Io non ho notizie, non so se quanto lei mi dice sia vero...».
Diciamo così: se il Papa toglierà la scomunica, come reagirà?
«È chiaro che si tratterebbe di un atto che coinvolge tutta la Fraternità, anche se dal punto di vista canonico riguarda soltanto i quattro vescovi. Sarebbe accolto con grande gioia dai sacerdoti e da tutti i nostri fedeli».
Può spiegare che cos’è la «crociata del rosario» che monsignor Fellay ha lanciato nei mesi scorsi?
«L’iniziativa è stata proposta dal superiore della Fraternità l’ultima domenica di ottobre, nella quale secondo il calendario liturgico dell’antico rito romano si celebra la festa di Cristo Re. In quei giorni si è svolto un pellegrinaggio a Lourdes, al quale hanno partecipato, con i quattro vescovi, circa ventimila fedeli. In quella occasione monsignor Fellay ha lanciato la “crociata del rosario”, chiedendo ai fedeli di recitare rosari alla Vergine per una precisa intenzione: far sì che il Pontefice accogliesse la richiesta del ritiro della scomunica».
Si è parlato di più di un milione di rosari. È vero?
«Grazie a Dio alla fine sono stati molti di più, un milione e settecentomila».
Con la revoca della scomunica vi sentirete più uniti al Papa...
«Se la scomunica sarà revocata, ripeto, sarà una grande gioia per tutti noi. Ma vorrei ricordare che mai la Fraternità San Pio X ha avuto l’intenzione di separarsi dal Papa. Riconosciamo il Papa, preghiamo ogni giorno per lui. Lo stesso fatto di chiedere il ritiro della scomunica attesta questa volontà. La Fraternità non rifiuta l’autorità dei Papi né di quelli che si sono succeduti prima del Concilio Vaticano II, né di quelli che si sono succeduti dopo il Concilio».
Però sia monsignor Lefebvre che i suoi successori hanno criticato aspramente sia i Pontefici che alcuni documenti conciliari.
«Su questo la posizione della Fraternità è sempre stata chiara e non ha subito modifiche.

Fin dal 2001 abbiamo chiesto che fosse ridata piena cittadinanza alla Messa antica e abbiamo espresso la volontà di discutere alcuni punti e problemi dottrinali che sono emersi con la riforma liturgica e con alcuni dei testi conciliari. Ma ciò non significa rifiutare l’autorità del Papa».

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