Egregio Direttore, chi Le scrive questa accorata lettera è un nutrito gruppo di cittadini nativi, residenti e proprietari di case di villeggiatura della Valbrevenna, una piccola valle nellAppennino Ligure a 30 minuti di automobile da Genova.
La valle «V» è formata da due versanti: quello a nord, e quello a sud, ed è chiusa nella parte superiore dal monte Antola, la seconda vetta per altezza dei monti liguri.
Il territorio è molto ripido e scosceso e i suoi crinali finiscono direttamente nel torrente «Brevenna», lasciando appena il posto alla strada di fondovalle, ma proprio in questi crinali in tempi ormai lontani i nostri antenati, la nostra gente ha saputo ricavare terrazze su cui coltivare tutto il necessario a mantenere la propria famiglia, a fronte di grandi sacrifici, col solo aiuto delle proprie braccia e di qualche animale da soma.
Al giorno doggi quella generazione non esiste quasi più, il bosco si è ripreso gran parte di quelle fasce, e le oltre 50 frazioni che costituiscono la valle, da sempre meta dei genovesi nel periodo estivo, sono state interamente ristrutturate, e da aprile a ottobre rivivono una seconda vita.
Diversi anni or sono, dopo lunghe discussioni e cambiamenti, buona parte del territorio al confine con il monte Antola è stata dichiarata parco naturale, e proprio da questo status ci si aspettava notevoli benefici per la gente e il territorio in genere.
In verità, sono state fatte diverse cose, un nuovo rifugio alpino, qualche sentiero è stato ripristinato, si sta costruendo un osservatorio astronomico e, dopo profusione di soldi e impegno da parte di regione, provincia, università di Genova e altri enti, è stato introdotto con successo il lupo.
Che bello, siamo tutti contenti, tranne qualche piccolo allevatore che stanco di sentirsi offrire denaro per ripagare il proprio gregge, ha definitivamente abbandonato, o qualche escursionista che nonostante le tante rassicurazioni sullinoffensività del lupo, non si sente più tranquillo come prima: la delusione cocente però, è nel constatare che per linsieme della nostra gente tutte queste opere in realtà non hanno portato nessun benessere, e per quelluomo, rappresentante di un mondo passato ma proprio per questo, pensavamo, prezioso, nessuno finora ha fatto nulla.
Ma ecco il nuovo colpo di fortuna, «il parco eolico»: una bella serie di torri sui nostri crinali e lo sviluppo della valle è assicurato.
Dagli amministratori pubblici e dalla ditta interessata alla posa delle torri ci vengono elencati i numerosi vantaggi dei quali beneficerà la gente della valle: in realtà i vantaggi pensiamo siano per pochi, ma i disagi per coloro che dovranno convivere con questi mostri sopra la testa, o di fronte alle proprie finestre, saranno enormi, come enormi saranno i danni allambiente, vista la natura impervia dei crinali, il loro concreto rischio frane (come risulta da cartine della regione Liguria) e linquinamento acustico che altererà irrimediabilmente quei silenzi meravigliosi e infiniti che da sempre caratterizzano il nostro territorio, e una serie di altre conseguenze negative legate alla flora e alla fauna locali.
Siamo tutti favorevoli alle energie pulite, specialmente coloro che direttamente non vengono coinvolti da queste centrali, anche se da una analisi più approfondita i risultati sulla produzione di energia francamente ci sembrano alquanto deludenti, a fronte di un impegno di capitali pubblici imbarazzante, ma in Italia purtroppo oggi funziona così.
Oggi la Valbrevenna con il territorio limitrofo è, di fatto, tutto un parco naturale, nella parte iniziale vi sono due paesi con qualche centinaio di residenti, e negli ultimi anni, come sta succedendo in altre realtà della Vallescrivia, si registra una positiva tendenza al ritorno di persone che si stabiliscono nella nostra valle, che bene ci fa sperare per il futuro.
Siamo rimasti attaccati a questa nostra terra, e in cuor nostro abbiamo sempre sperato di vedere un giorno rivivere se non come allora le nostre frazioni, ora questultimo «colpo di fortuna» rischia di invertire per sempre quella positiva tendenza.
Egregio direttore, a conclusione di questa lettera confidiamo in lei affinché attraverso il suo giornale questa nostra grave preoccupazione trovi eco nellopinione pubblica, aiutandoci così a preservare quel piccolo mondo ancora intatto che è la nostra «Valbrevenna».
Distinti saluti.
omitato «difendiamo la Valbrevenna»
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