«A noi il vero voto radicale Pannella ha tradito gli ideali»

Della Vedova: presidente dei Riformatori liberali: è nella Casa della libertà che trova spazio la nostra tradizione

Anna Maria Greco

da Roma

«Nelle elezioni di domenica e lunedì il vero voto liberale-radicale sarà quello per il centrodestra». Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali–Radicali per le Libertà, rivendica per la sua formazione la fedeltà alla tradizione che, a suo parere, hanno tradito i vecchi colleghi ora nella Rosa nel Pugno. È a Napoli e, tra le ovazioni assordanti, dice che nel discorso di Berlusconi ha trovato «molto incoraggiante l’accento posto sulla libertà e l’individuo».
Il premier dice che se perderà sarà colpa dei radicali passati con l’Unione e fa autocritica riconoscendo che con poco si sarebbe potuto portarli nella Cdl. Lei è d’accordo?
«Si poteva fare di più un anno fa, durante le elezioni regionali. Berlusconi poteva superare in modo più deciso le resistenze nella Cdl per questa alleanza, anche se ci fu un atteggiamento speculare nell’Unione che pose il veto sulle nostre liste. Ma poi la scelta l’ha fatta Pannella, annunciando che vuole essere l’ultimo giapponese che si batte per Prodi. E ora la Rosa nel Pugno ripete le ragioni per cui bisogna votarla, ma non una per cui si debba scegliere Prodi e l’Unione. Noi, comunque, siamo la testimonianza concreta che è possibile e coerente un voto liberale e radicale per la Cdl e la leadership di Berlusconi».
E quali sono i motivi della vostra scelta?
«La vittoria dello schieramento prodiano sarebbe quella della sinistra massimalista e antiliberale, di tutti i poteri insediati nell'economia e nella società italiana. La nostra scelta è stata ed è convinta, per questo invitiamo a votare le nostre liste e, in tutte le altre situazioni, per Fi e la Cdl».
Che cosa, in particolare, vi fa sentire dentro il centrodestra? «In questi cinque anni il governo poteva e doveva fare di più sulle riforme liberali e liberiste, ma in politica estera si è mantenuta, con coerenza, una politica filo-atlantica, mentre il centrosinistra chiedeva che l'Italia abbandonasse l'Irak, rinnegando l'alleanza con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. In parlamento i radicali dicevano “tutti a Nassirya”, mentre l’opposizione votava contro il rifinanziamento della missione in Irak. Sull’economia la riduzione delle aliquote Irpef, la riforma Biagi, quella delle pensioni e della scuola sono conquiste importanti, ideologicamente avversate dal centrosinistra che vuole cancellarle. E anche su tasse e par condicio, in questa campagna elettorale, la posizione più liberale è quella di Berlusconi».
Il tema delle tasse quanto peserà sul voto?
«Per Prodi è stato un autogol, ha svelato la natura di questo centrosinistra, che ha il riflesso condizionato dello statalismo e della tassazione ed è ancorato ai sindacati».
Nella Cdl le idee liberal-radicali trovano spazio, invece?
«Sì, è possibile concretizzare delle politiche che abbiamo sempre cercato, sulle questioni internazionali, sulla giustizia, sulla scuola.

Sono sorpreso quando la Rosa nel Pugno attacca la riforma Moratti e si uniforma a Rutelli nella difesa della scuola pubblica, con una scelta dissonante dalla nostra tradizione negli ultimi 10 anni a favore di una buona scuola».

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