Cosa sarebbe un grande artista senza la sua solitudine? Lingegno è la cura più antica, la più sana, alla tediosa routine. Ma è sempre al passo coi tempi e, come la fortuna, dorme dove meno te lo aspetti.
Lo dice uno studio realizzato tra Europa, America e Giappone: le scimmie sono bravissime al computer. Ayumu, per esempio, è uno scimpanzé di 12 anni cresciuto nelluniversità di Kyoto: un vero genio partorito dalla prigione. In sessanta millisecondi, ricorda la disposizione precisa di una serie di numeri sullo schermo. Non è certo unattitudine naturale, ma una vita blindata potenzia e ribalta anche il mondo animale. «Le grandi scimmie recluse - spiega Fay Clark (Royal Veterinary College, Londra) - mostrano svariati segni di stress, frustrazione e noia». Labilità nellhigh-tech è, naturalmente, solo il voltafaccia più felice.
I passatempi più graditi agli animali, mammiferi dacqua o di terra, volatili tra il pelo della strada e il largo del cielo, compongono una lunga rassegna. Le piovre, per esempio, hanno imparato a scavarsi un «letto» nei gusci di cocco; le balene insegnano ai loro vitelli (sarebbe a dire ai loro cuccioli) una varietà linguistica, una specie di «dialetto». I delfini sono diventati campioni olimpici, sfidando se stessi e i compagni nei tempi morti. E le cornacchie si lasciano schiacciare le noci dalle auto in corsa.
Ma con le scimmie condividiamo dal 97 al 99% del codice genetico. Non cè da stupirsi - ed è proprio vero - se si scopre che ai macachi in cattività piacciano i film osé. E neanche che gli scimpanzé, per comunicare tra loro, si siano inventati un totale di 66 gesti, universali e rigorosi come un piccolo alfabeto. Ma la tecnologia è il nuovo orizzonte delle nostre cugine: non tutti sanno che la scimmia in gabbia ha attitudini pari a quelle di un ragazzino di 11 anni. Ecco perché «gli orangutan muniti di computer - parola della Emory University - sono campioni di problem-solving, soprattutto se maneggiano simboli e fotografie». Ma non si pensi che i dispositivi high-tech facciano delle scimmiette fenomeni da baraccone: i ricercatori chiariscono che «non cè modo migliore per individuare un problema psicologico, il sintomo di una malattia incipiente o disagi di vario genere, che una defaillance dellanimale al computer». I compiti che vengono assegnati a questi esemplari, spiega il prof. Beran (Georgia State University), sono una sorta di sudoku, utile a loro per allenare la mente e ai veterinari per capirli meglio.
Piccoli geni voluti dal caso, emulatori creativi come i protagonisti di una satira involontaria. Intenti a calcare le nostre orme con finezza oggi digitale. Sempre più infedeli, loro malgrado, a se stessi.
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