No a un altro campo nomadi per i duecento rom a Genova. Sì a un progetto di integrazione con diritti e doveri dei nomadi in collaborazione con la comunità di S. Egidio e con il governo romeno. Tempo massimo tre o quattro mesi per i rom. Se non si adegueranno a risiedere a Genova seguendo le regole, saranno allontanati secondo la direttiva europea e la Romania, anche attraverso il console generale Alexander Damitrescu, si impegna a riceverli e a tenerli nel proprio paese.
Ieri doppio vertice nel capoluogo ligure per il console e per la consigliera del primo ministro romeno, Dana Varga, arrivati a Genova per incontrare prima il prefetto Giuseppe Romano e poi il sindaco Marta Vincenzi. Genova sarà pilota per progetto di integrazione, da estendere poi nelle altre città italiane, secondo regole che prevedono accoglienza e sostegno, ma soprattutto comprensione della cultura rom, ma anche il pugno di ferro, cioè l'allontanamento immediato, per quei nomadi che non vorranno adeguarsi a risiedere secondo le regole dei paesi europei ospitanti.
Nell'ambito della collaborazione fra le istituzioni locali e i rappresentanti romeni, si è parlato anche dell'accordo ItalRo siglato nei mesi scorsi che prevede l'utilizzo di poliziotti romeni per affrontare il problema rom. È probabile che nelle prossime settimane arrivi un nucleo di agenti dell'est anche a Genova.
«Abbiamo deciso - spiega Romano - di costituire un gruppo di lavoro interforze e bilaterale con polizia, carabinieri, guardia di finanza, che collaborerà con le istituzioni comunali, ma anche con i rappresentanti del governo romeno e con le comunità di mediazione come quella di S. Egidio. Comprensione massima e politica di accoglienza soltanto però se i rom vogliono integrarsi e seguire le regole e le leggi dello stato italiano. Entro il 15 ottobre verrà presentato il progetto culturale e sociali, poi lasceremo altri tre o quattro mesi di tempo per trovare la giusta soluzione all'integrazione dei nomadi a Genova. Chi non seguirà le regole, sarà immediatamente allontanato e consegnato alle autorità romene».
Oggi e domani la consigliera del primo ministro romeno, per la prima volta, andrà in un paio di campi nomadi abusivi a Genova e nelle roulotte dei rom per capire quali sono le loro intenzioni. «Abbiamo trovato un approccio diplomatico - dice Vincenzi - e soprattutto di studio del fenomeno. Non vogliamo aprire un altro campo nomadi a Genova. Nemmeno se dovessero arrivare finanziamenti europei. Piuttosto vogliamo essere in grado di capire quali sono le esigenze dei rom.
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