Nomadi, il Pd fa da sponda all’azione dei centri sociali

PIANO ROM Chiesto un Consiglio straordinario sugli sgomberi. Il sindaco replica: «Lo faremo ma non si illudano. Imporremo il rispetto della legalità»

«Ai 65 nomadi che giovedì sera hanno accettato di essere ospitati nelle strutture del Comune di via Salaria se ne sono aggiunti altri 50 che ora sono in trasferimento per la struttura comunale». Ad aggiornare i dati sulla quota dai 500 nomadi sgomberati tre giorni fa da Casilino 700 che ora è stata accolta nella struttura comunale di via Salaria è stata l’assessore capitolino alle Politiche Sociali Sveva Belviso. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha ripercorso la vicenda spiegando che «al Casilino 700 c’era un’occupazione totalmente abusiva in condizioni igienico-sanitarie insostenibili. Inizialmente l’assistenza è stata rifiutata e solo giovedì sera alcuni hanno accettato di essere trasferiti nelle strutture del Comune».
Come è noto, lo sgombero è stato ordinato dal questore a seguito delle segnalazioni del Corpo forestale che avevano accertato una serie di reati ambientali, per cui nell’area c’era una situazione di serio pericolo; tanto che è in corso una bonifica che durerà almeno altre tre settimane. Fin dall’inizio dello sgombero, però, i militanti di alcuni centri sociali del VI e del VII municipio hanno fatto di tutto per ostacolare le operazioni e all’inizio ci sono anche riusciti, consigliando ai nomadi sgomberati di rifiutare l’assistenza alloggiativa offerta loro dal Comune e di occupare un altro edificio in via dei Gordiani.
È evidente che l’obiettivo dell’ultrasinistra non è certo quello di risolvere il problema dei nomadi, ma stavolta i centri sociali hanno trovato una “sponda istituzionale” anche nei presidenti dei municipi interessati. Ieri Roberto Mastrantonio, del VII, si è incatenato per protesta a un cartello in via delle Vergini, dove hanno sede i gruppi consiliari capitolini. Contemporanemente il Pd romano ha chiesto un Consiglio comunale straordinario alla presenza del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e, soprattutto, una politica di pianificazione concreta sul tema dei nomadi. Insieme con i presidenti dei municipi VI, VII e X, gli esponenti locali del Pd hanno criticato la politica di Alemanno e del suo piano nomadi.
«Non ho nulla in contrario - ha replicato il sindaco - a un consiglio straordinario sul piano nomadi, ma l’opposizione non si deve illudere che questo sia un mezzo per rinviare la nostra azione. Stiamo andando avanti con grandissime difficoltà per rispettare gli impegni presi, fra cui quello più evidente è lo sgombero entro fine gennaio del Casilino 900, e per fare in modo che in futuro non esistano più campi non autorizzati in cui non c’è alcuna garanzia né per la legalità né per l’integrazione. Su questo esiste una perfetta intesa con il prefetto che è anche commissario di governo per l’emergenza nomadi».
«È esemplare la fermezza del sindaco Alemanno - ha poi ribadito il presidente della commissione Sicurezza del Campidoglio Fabrizio Santori - nel trovare soluzioni giuste per i nomadi, per farli uscire dalle attuali condizioni di vita, negazione di ogni principio di tutela della dignità umana. Condizioni disumane che l’opposizione continua a ritenere difendibili, nascondendosi dietro alla bandiera del buonismo. Per chi invece non ha diritto, l’unica soluzione è quella del rimpatrio assistito e delle espulsioni.

Non è pensabile - ha aggiunto Santori - che si possano accogliere indiscriminatamente tutti i cittadini provenienti dall’Europa e da paesi extracomunitari che si accampano illegalmente in ogni luogo della città, e quindi l’unica soluzione è quella degli sgomberi. Auspico perciò che si proceda con fermezza negli altri luoghi della Capitale dove le baraccopoli sono presenti da anni».

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