Nomadi, sgomberato il Casilino 700

Allarme ambientale al Casilino 700, l’area dell’ex aeroporto di Centocelle sgomberata all’epoca della giunta Rutelli e, nel corso degli anni, rioccupata abusivamente da centinaia di rom di etnia Kalderash. Ai margini del villaggio con un centinaio di baracche, i controlli svolti dal Corpo forestale, su segnalazione degli abitanti della zona costretti a respirare fumi tossici, hanno accertato una serie di reati ambientali, con rischi elevati. La zona, al centro di una serie di discariche a cielo aperto, con sversamento di oli inerti, amianto e rifiuti speciali, è stata opportunamente delineata e ieri all’alba sono scattate le operazioni di sgombero, prima di tutto per evitare pericoli di carattere igienico-sanitario agli stessi nomadi, tra i quali molte donne e bambini.
La polizia è intervenuta sulla base di un provvedimento del questore, assieme al personale dell’ufficio decoro urbano Campidoglio per l’assistenza ai nomadi, a militari dell’Esercito per il controllo della perimetrazione esterna del cantiere, alla protezione civile comunale, alla polizia municipale, al corpo forestale dello Stato, ai servizi veterinari, al 118, ai vigili del fuoco personale dell’Ama. Nel corso dei controlli, una ventina di persone prive di documenti di identità sono state accompagnate all’Ufficio stranieri della Questura per accertamenti. La Protezione civile ha fornito a tutti generi di conforto. All’interno del campo, sono stati trovati dalla polizia municipale numerosi veicoli di provenienza furtiva abbandonati dopo essere stati smontati in pezzi, mentre i servizi veterinari hanno provveduto a recuperare sei cani. Dopo la demolizione delle prime baracche sono cominciate le operazioni di bonifica ambientale che dureranno almeno 20 giorni. A donne e minori è inoltre stata offerta l’assistenza dei servizi sociali comunali. A tutti gli abitanti del campo, la possibilità di assistenza alloggiativa e del rimpatrio assistito. Queste offerte del Comune di Roma sono state rifiutate anche perché durante le operazioni di sgombero alcuni esponenti dell’ultrasinistra hanno consigliato ai rom di rifiutare qualsiasi sistemazione. Ci sono stati anche momenti di accesa discussione e di tensione. Il presidente del VII municipio Roberto Mastrantonio si è dichiarato contrario allo sgombero così come il suo omologo del VI municipio Gianmarco Palmieri. Il risultato è stato quello di vanificare l’intervento disposto dal questore e spostare semplicemente il problema di qualche centinaio di metri. Circa duecento nomadi, dopo lo sgombero si sono fermati per alcune ore a Villa De Santis, un parco pubblico a via Casilina e successivamente hanno occupato uno stabile abbandonato, un ex deposito di birra, in via dei Gordiani, che era stato sgomberato un paio d’anni fa, dove nel pomeriggio sono state portate coperte, materassi e anche i gruppi elettrogeni per poter attivare l’illuminazione all’interno della struttura, un capannone con un lato completamente aperto e un plesso di due piani diviso in una ventina di locali.

I militanti dei movimenti di lotta per la casa si sono rimboccati le maniche per allestire le tende. Alla cena, invece, hanno pensato alcune maestre della vicina scuola Iqbal Masih, guidate dalla preside Simonetta Salacone (nota per aver rifiutato il minuto di silenzio per i caduti italiani a Kabul).

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