Nomadi, la sinistra spara sulla Croce rossa

Non sparate sulla Croce Rossa. La sinistra pur di denigrare il governo italiano e il sindaco di Roma sui diritti civili dei nomadi, non ha esitato ieri e l’altro ieri a fare fuoco sul censimento dei nomadi e sui volontari della Cri che lo stanno effettuando. Violazione della privacy e inosservanza delle linee guida del Viminale, le accuse non troppo velate. Mentre le associazioni di area antagonista hanno contestato le operazioni di polizia al Casilino 900 per la «coca gitana», accusando le forze dell’ordine di «rastrellamenti».
È successo nel corso della visita a Roma della speciale commissione europea per le libertà civili (Libe). Fra i partecipanti l’europarlamentare del Pdl Roberta Angelilli: «Un viaggio inutile, visto che il censimento si concluderà il 15 ottobre. A sinistra a Bruxelles hanno alzato un polverone sulla storia delle impronte. Poi il presidente della Commissione Europea, Josè Barroso, ha ristabilito la verità dei fatti: nessuno in Italia e a Roma lede i diritti civili dei bambini. Ma loro cercano ogni pretesto per rinfocolare le polemiche».
Giovedì la delegazione ha incontrato la Croce Rossa, i rappresentanti dell’Unicef e le ong (Arci, Caritas, Sant’Egidio). Ieri riunione con il ministro degli Interni Roberto Maroni e il Garante per la privacy, poi appuntamento in Campidoglio con il sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Carlo Mosca. Nel pomeriggio, il sopralluogo al campo Casilino 900. A dare fuoco alla miccia, già l’altro ieri, l’associazione no-global EveryOne, secondo cui «nella delegazione figurano troppi esponenti di estrema destra o di destra, come Fiore, Romagnoli, Borghezio». Nell’incontro con la Cri, poi, gli europarlamentari di sinistra hanno polemizzato a lungo su come la Cri sta facendo il censimento. «A Napoli - ha accusato l’eurodeputato del Prc Luigi Agnoletto - hanno raccolto informazioni su religione ed etnia. A Roma succede lo stesso? Abbiamo chiesto la distruzione dei dati raccolti prima del 17 luglio, che non rispettavano le linee guida di Maroni».
Polemiche del tutto infondate, secondo la Angelilli: «La delegazione è formata da 29 persone, che rappresentano l’intero arco politico. Quanto ad accusare di estremismo la Croce Rossa ce ne vuole, visto che i vigili sono sempre restati fuori dai campi e i dati non li avrà neppure il Viminale. Lo stesso Garante ha assicurato che fra i rom nessuno è stato costretto a fornire informazioni personali». Ieri però Agnoletto, in Campidoglio, è tornato alla carica: «A 100 giorni di distanza dalla dichiarazione dello stato di emergenza (il 30 maggio scorso) non è ancora stato realizzato alcun intervento sociale. Scadono perciò le ragioni dell’emergenza stessa». Pronta la replica della Angelilli: «Gli interventi si faranno dopo il censimento. Auspico invece una strategia di migliore utilizzo dei fondi europei, per troppo tempo inutilizzati o spesi male, con particolare attenzione ai bambini rom. A Roma la maggior parte, ha accertato la Croce Rossa, non è stata vaccinata. E c’è una dispersione scolastica che tocca l’80 per cento, malgrado le decine di milioni assegnati a questo scopo da Veltroni alle coop». Durante la visita al Casilino 900 sconcerto fra gli europarlamentari per le disastrose condizioni igienico-sanitarie. Spesso mancano acqua e luce, hanno detto i rom. «Questi campi - ha detto Mario Borghezio - sono una vergogna di fronte a tutto il mondo, occorre una soluzione. Non necessariamente le case, penso anche ai container».

Lo rassicura il sindaco Alemanno: «Il Casilino 900 è per noi il primo campo da chiudere. Attendiamo che il commissario di governo, il prefetto Mosca, completi il censimento dei campi nomadi mentre si stanno individuando le alternative a questo e ad altri campi che dovranno essere sgombrati».

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