In nome di due teppisti morti a Palermo si scatena la rivolta

da Palermo

Un quartiere in rivolta contro la polizia. Odio contro le divise dello Stato all'Albergheria, la borgata palermitana dove abitavano i due diciassettenni, Pasquale Ferrara e Giuseppe Giuffrida, morti mercoledì scorso in un incidente stradale sulla circonvallazione di Palermo, imboccata contromano per sfuggire al controllo di una volante.
La sottocultura dell'antistato vomita la sua rabbia sui muri con le scritte spray di colore rosso: «polizia bastarda», «Poliziotti assassini», «Peppe e Pasquale siete unici». E poi per tutta la notte la devastazione: auto incendiate e fitte sassaiole contro le forze dell'ordine. Non si rassegna il padre di uno dei due ragazzi, Antonio Ferrara che dice: «Vogliamo giustizia. Qualcuno deve dirci chi ha ucciso i nostri figli. Quell'inseguimento non era necessario, in fondo i ragazzi erano solo senza assicurazione, non avevano fatto nulla». Delle scritte sui muri, invece, dice: «Di quelle contro la polizia non ne so nulla, mi hanno fatto piacere quelle che ricordano mio figlio, e il suo amico Giuseppe. Segni di affetto nei loro confronti...».
Sono stati giorni difficili, quelli passati, per il quartiere a nord della città. Un gruppo di giovani, a più riprese ha incendiato alcuni cassonetti dell'immondizia e distrutto due automobili parcheggiate. A malapena e con il rischio di tumulti in strada, la situazione è stata tenuta sotto controllo da polizia e carabinieri che, al momento di intervenire, sono stati costretti alla distanza da un fitto lancio di sassi e bottiglie. Da tre giorni via Mongitore si è trasformata nella strada di una città in guerra. La periferia di Palermo come fosse Gaza.
Due ragazzi sono finiti in caserma per essere identificati, alcuni mezzi della polizia sono stati danneggiati dalle pietre scagliate con veemenza per vendicare un «torto» che si è rivelato una ferita difficile da rimarginare. Da mercoledì scorso, giorno dei funerali dei due ragazzi che avevano tentato contromano una disperata fuga in sella ad un ciclomotore perché il loro «motore» (così come viene chiamato a Palermo il mezzo a due ruote, ndr) non era assicurato e perché loro erano senza patente, molte persone urlano insulti contro gli agenti. Anche la chiesa, in qualche modo, si era schierata a fianco dei poveri ragazzi morti: il sacerdote che aveva celebrato le esequie, padre Cosimo Scordato, durante l'omelia si era chiesto se l'inseguimento fosse «proprio necessario».
È invece vicino alla polizia il sindaco di Palermo, Diego Cammarata: «Piena solidarietà alle forze dell'ordine dopo i violenti episodi». E sulla stessa linea l’ Associazione nazionale Familiari vittime della mafia che manifesta «la vicinanza ai due agenti palermitani che sono stati oggetto di rappresaglia ed attacchi a seguito di un inseguimento sfociato in tragedia».
«Episodi isolati, reazione circoscritta», così padre Cosimo Scordato, da vent'anni parroco del quartiere palermitano dell'Albergheria, liquida gli scontri scoppiati la scorsa notte tra un gruppo di ragazzi e le forze dell'ordine.

Le violenze sarebbero state volute per attirare gli agenti in un'imboscata e riuscire a far male. «L'avversione nei confronti della polizia - spiega il parroco - in questo quartiere è un sentimento atavico, causato, forse, dal fatto che è un'istituzione che si conosce prevalentemente nella sua veste repressiva».

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