Nomine per 10mila supplenti Ma i precari sono il doppio

Secondo i sindacati saranno circa 3mila i posti lasciati liberi dai prof in congedo

Augusto Pozzoli

È cominciato da ieri l’assalto di migliaia di precari al Csa di via Ripamonti (l'ex provveditorato) per avere un incarico di un anno nelle scuole secondarie di primo e secondo livello, le vecchie medie e superiori. Secondo i sindacati della scuola sono almeno 7mila i posti a disposizione per questi incarichi negli istituti di Milano e provincia, per un «esercito» di circa 23mila precari. Ieri sono stati esposti per primi gli elenchi degli insegnanti di sostegno, ora è la volta degli altri posti di insegnamenti «comuni», le operazioni dureranno circa una settimana. Poi resteranno da coprire le altre cattedre lasciate vuote dagli insegnanti in congedo per gravidanza, malattia e per quelli che abbandoneranno temporaneamente la cattedra per assumere altri incarichi. Si calcola che saranno in gioco altri 3mila posti che toccherà ai dirigenti scolastici coprire attraverso le graduatorie di istituto. Operazioni impegnative ora, ma che si possono ripetere lungo l'intero anno scolastico, ogni volta che un docente si ammala.
È un’operazione delicata, perché sbagliare la scelta vuol dire garantire uno stipendio a chi non ne ha diritto e allo stesso tempo negare questa opportunità a chi tocca. Per questo le scuole (in particolare i dirigenti scolastici che sono responsabili delle nomine dei supplenti e possono essere chiamati a risarcire chi viene penalizzato) sono molto attente nell’individuare il supplente giusto. Un’operazione peraltro estenuante perché si tratta di scorrere la graduatoria e chiamare telefonicamente o per telegramma a uno a uno tutti gli interessati fino ad arrivare a chi in quel momento è libero. Un meccanismo perverso che comporta fino a 700 chiamate prima di arrivare alla nomina. Tempo e denaro perso, e per di più questione diventata controversa. Per le superiori milanesi, ad esempio, la Provincia ha ritenuto che si tratta di una spesa che compete allo Stato, quindi ha tagliato agli istituti i rimborsi dei telegrammi di convocazione. Il Comune a Milano ha lasciato le cose immutate per medie ed elementari: ogni scuola ha una linea telefonica per tutte le necessità e la bolletta viene pagata da Palazzo Marino. Il problema comunque resta, ma la soluzione sembra a portata di mano. È già stata sperimentata lo scorso anno nelle scuole di Brescia e provincia dove hanno messo a punto un programma informatico a disposizione delle singole scuole.
Ogni volta che un istituto deve nominare un supplente consulta il programma su cui sono inseriti tutti i nominativi di chi ha diritto a un posto a tempo determinato e in tempo reale si arriva a individuare il primo soggetto libero da incarichi e gli viene assegnata la nomina. «Miracoli dell’informatica – commenta con orgoglio Giuseppe Colosio, responsabile del Csa di Brescia –. A parte il vantaggio di liberare le scuole dalla estenuante ricerca di chi ha diritto a una supplenza, abbiamo calcolato un risparmio economico di 500mila euro in un anno in spese telefoniche e telegrammi evitati». Un’esperienza innovativa che verrà adottata il prossimo anno anche a Bergamo e provincia. E per le scuole milanesi? Anche qui la soluzione potrebbe garantire un risparmio notevole.

Ma l’ipotesi, in teoria possibile, in pratica è più difficile da gestire. «Il sistema scolastico milanese – commenta Antonio Zenga, responsabile del Csa di via Ripamonti – è più complesso che a Brescia, e soprattutto non c’è un rapporto così intenso tra dirigenti scolastici e scuole».

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