Gian Maria De Francesco
da Roma
Le nomine nelle società pubbliche hanno creato turbolenze in casa Ulivo tra Ds e Margherita. In particolare, il partito guidato da Francesco Rutelli non ha gradito lintenzione del Botteghino di calare un «tris dassi» per Patrimonio dello Stato, Anas e Ferrovie dello Stato.
«Si tratta di società controllate dal ministero dellEconomia - si mormora in Transatlantico - e il ministro Padoa-Schioppa potrebbe scegliere in autonomia». Ma nel caso di Patrimonio dello Stato spa, lautonomia non sembra essere stato il metodo-guida per la designazione. Lex amministratore delegato, Massimo Ponzellini, è passato al Poligrafico dello Stato e il suo posto è stato preso da Pierpaolo Dominedò, responsabile affari legali di Fintecna ed ex segretario del consiglio di amministrazione di Rai Holding. Dominedò è un altro manager proveniente dalla scuola Iri e se, a prima vista, la sua nomina farebbe pensare a un intervento decisivo di Prodi, in realtà è stata proprio la Quercia ad adoperarsi per la sua designazione e a rivendicare di aver messo una propria bandierina in una casella parastatale causando lovvia irritazione della Margherita.
Un altro motivo di dissapore tra i due azionisti di maggioranza della coalizione di governo è stato causato dallaver speso influenza politica per una società che il programma dellUnione intenderebbe abolire insieme a Sviluppo Italia in quanto rappresentative di «unesperienza fallimentare». La nomina di un uomo Iri (sulla quale ha sicuramente pesato il partito trasversale che fa capo al sottosegretario Enrico Micheli), oltre a non essere piena garanzia di rinnovamento, non fornirebbe le necessarie indicazioni sul futuro di questa società satellite del ministero. In buona sostanza, il mancato accordo tra Ds e Margherita sulla designazione scompagina parzialmente la futura azione di governo.
Analogamente per Anas e Ferrovie dello Stato. Lente che si occupa della costruzione delle strade è stato oggetto degli strali del ministro Di Pietro che ne vorrebbe il commissariamento, ipotesi poco praticabile trattandosi di una società per azioni. Come anticipato dal Giornale, in pole position per la presidenza cè lex sottosegretario ai Lavori pubblici, il dalemiano Antonio Bargone. Mentre il partito prodiano spinge per il presidente e ad di Fintecna, Maurizio Prato. Per il ruolo di amministratore delegato di Ferrovie dello Stato al posto dellattuale presidente e ad, Elio Catania, si fa il nome del diessino Mauro Moretti, attualmente a capo di Rete Ferroviaria Italiana. Per la presidenza i candidati sono lex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio (in corsa anche per Anas) e lex ministro Paolo Baratta (attualmente consigliere di Telecom Italia, edizione Holding).
Al di là del fatto che la Margherita rischia di restare fuori dalla partita delle nomine, si tratta di società pubbliche con i conti sotto stress e per le quali i Dl reclamano una maggiore collegialità nellambito dellazione di governo con la designazione di manager in grado di gestire problematiche complesse. Identico il discorso per lAlitalia dove per il dopo-Cimoli si pensa al ritorno di Francesco Mengozzi o di Gianni Sebastiani o al ripescaggio di Vito Gamberale. A tutti i tavoli la concertazione a tre (Ds, Margherita e prodiani) rischia di saltare senza un accordo.
E i sindacati dei trasporti lanciano già un avvertimento. «Limportante - spiega il segretario Fit-Cisl Claudio Claudiani - è che si segua il criterio della coppia manager interno-manager esterno per ogni società altrimenti sapremo dove individuare i responsabili».
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