«Non aiuterò un assassino a ripulirsi la coscienza»

da Milano

«Ancora non riesco a dormire la notte, non riesco a togliermi dalla testa quella scena brutale, le percosse, i calci, i pugni, e poi lo strangolamento con il quale non solo è stata finita mia figlia, ma anche il bimbo che portava in grembo. Come si fa a perdonare tutto questo? Come si fa a perdonare chi ti ha tolto non una, ma due vite?». A distanza di un anno e mezzo dalla brutale morte di Jennifer Zacconi, 21 anni, massacrata dal fidanzato in provincia di Venezia, mentre portava in grembo anche il suo bambino, la madre Annamaria Giannone non vuole proprio sentire parlare di riconciliazione né di perdono.
Che cosa le impedisce di fare questo passo?
«La sfacciataggine dell’assassino di Jennifer, che non ha mai mostrato desiderio di pentirsi, né di scusarsi con noi. Non posso perdonargli di aver tradito la fiducia che gli avevamo offerto, accogliendolo in casa nostra come un figlio».
Se un giorno l’assassino di sua figlia le chiedesse clemenza?
«No, non credo che riuscirei nemmeno di fronte a una richiesta esplicita. Perché ho perso fiducia e perché alla fine credo che un gesto di bontà finirebbe solo per lavargli la coscienza».
Perdonare non potrebbe aiutare l’assassino a cominciare una nuova vita, a redimersi?
«No, non credo proprio. Anche gli esperti che hanno analizzato lo stato psichico di Lucio Niero hanno confermato che lui era affranto o dispiaciuto solo per se stesso, per la sua condizione, ma non per quello che aveva fatto».


Cosa pensa di chi invece ce la fa e decide di non condannare per sempre chi gli ha fatto del male?
«Li ammiro per il coraggio e credo che la fede li abbaia aiutati. Io credo molto in Dio, anche se in quei momenti ti chiedi: dov’è?. Se c’è, però, che sia lui a perdonare. Io non ce la faccio».

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