«Non blocchiamo la città»

Oggi inizia la settimana decisiva per lo sviluppo futuro della città, dal punto di vista urbanistico almeno. In gioco, il Piano di governo del territorio, lo strumento che dovrebbe regolamentare la crescita di Milano da qui al 2030 e che dovrebbe sostituire il vecchio piano regolatore. Il condizionale in questo caso è d’obbligo: termine definitivo per l’approvazione in seconda lettura del piano è il 14 febbraio. Se il consiglio comunale non licenzierà il documento entro quella data, il piano diventerà carta straccia. La settimana bollente dell’urbanistica milanese comincia questa mattina alle 9 con il vertice di maggioranza - ospiti d’onore i rappresentanti di Udc, Fli e il presidente del consiglio comunale (Fli) Manfredi Palmeri -, cui seguirà alle 10 la riunione dei capigruppo. Obiettivo: trovare un accordo politico all’interno della maggioranza, invitando tutti i consiglieri a serrare le fila e a garantire la loro presenza in aula. La strategia prevede che si vada alla capigruppo con una posizione «condivisa» sul metodo per la discussione dei 4.765 emendamenti. È stato il Terzo polo, Fli, Udc e Gruppo Misto, insieme all’opposizione s’intende che ha affossato il numero legale sul bilancio, costringendo la maggioranza mercoledì notte a far slittare la discussione a dopo il voto sul Pgt. Qualche mal di pancia si registra anche nel centrodestra: venerdì scorso, infatti, alla prima seduta sugli emendamenti al Pgt, erano assenti un terzo dei consiglieri, 11 su 36. «Prima di cercare un incontro con l’opposizione sarebbe meglio farlo all’interno del Pdl» dice Vincenzo Giudice, uno degli assenti abituali.
Difficile anche solo sperare di trovare una mediazione con l’opposizione che ha fatto cadere il numero legale costringendo la maggioranza a posticipare il voto al bilancio. «L’opposizione ha utilizzato la discussione sul bilancio solo per ritardare il dibattito del Pgt in aula» attaccava l’indomani l’assessore al Bilancio Giacomo Beretta. Da definire oggi il metodo, ovvero la modalità con cui discutere l’enorme mole degli emendamenti, 4.765 appunto, considerati gli strettissimi margini di tempo. Il problema è la mancanza di una disciplina sulla modalità di discussione degli emendamenti che la legge rimette al consiglio: impossibile votare una per una le osservazioni, come aveva chiesto l’opposizione, per mancanza di tempo, «escluso per la legge il diritto all’analisi specifica delle osservazioni» come spiega il capogruppo del Pdl Giulio Gallera. La maggioranza, con la «mozione Gallera» di venerdì ha proposto quattro votazioni onnicomprensive che richiederebbero un paio di sedute, mentre l’opposizione ha suggerito l’accorpamento per temi simili.

E se il presidente del consiglio Palmeri aveva dichiarato di non accettare «una o quattro votazioni onnicompresive», Gallera fa notare che il presidente «dovrebbe essere super partes e comunque mi risulta che Fli sia ancora nella maggioranza». In mancanza di un accordo, l’exit strategy del Pdl potrebbe essere quella di rimettere la decisione sul metodo al voto dell’aula, risolvendo la questione con un voto di maggioranza.

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