Negli ultimi giorni, il Giornale ha raccontato come il saggio L’alternativa liberale. Malagodi e l’opposizione al centrosinistra sia stato «trascurato» dall’editore Il Mulino, fino a quando l’autore (docente alla Luiss e membro del comitato di redzione della rivista Ricerche di storia politica edita proprio dal Mulino), non ricevendo risposta, l’ha proposto a Marsilio, che in pochi giorni ha accettato di pubblicarlo. Rifiutato dal Mulino, con lettera di poche righe, anche Anatomia delle Brigate rosse. Le radici ideologiche del terrorismo rivoluzionario di Alessandro Orsini. Ora è nel catalogo di Rubbettino e uscirà in molti Paesi europei oltre a Usa, Canada e Australia. Titoli «eccentrici» per il modello cattoprogressita di ispirazione prodiana di casa oggi al Mulino? Il dibattito continua. Oggi ospitiamo la replica di Ugo Berti Arnoaldi della Società Editrice il Mulino.
Caro Direttore,
ha scritto Tommy Cappellini sul Suo giornale che «fa un po’ paura» che al Mulino aleggi ancora lo spirito della guerra fredda, che questa casa editrice facendosi guidare nelle sue scelte da pesanti pregiudiziali ideologiche escluda opere che danno fastidio a sinistra. Nella fattispecie, si tratta di una monografia su Malagodi di Giovanni Orsina, ora in uscita per Marsilio, e di un saggio del sociologo Alessandro Orsini sulle Brigate Rosse, pubblicato da Rubbettino.
Questa interpretazione, che i due autori intervistati dal Giornale avallano, è infondata. Entrambi i saggi sono stati sottoposti a referee di carattere scientifico e le nostre decisioni sono state prese sulla base sia di quei giudizi sia delle concrete possibilità di pubblicazione nelle nostre collane. Con ciò non intendo dire che essi siano stati «bocciati» dal punto di vista scientifico. Hanno ricevuto dei rilievi, evidentemente, ma il punto è un altro. Le nostre forze, relativamente alla pubblicazione di monografie accademiche, non sono infinite. Per limitarsi alla storia, che è la materia di cui io mi occupo, si ragiona di forse una quindicina di titoli all’anno. Ciò significa che una parte importante di quanto viene proposto deve essere respinto.
Capisco che sia una forte tentazione, per un autore che ha ricevuto una risposta negativa, immaginare di dar fastidio; e altrettanto forte la tentazione di costruire su due casi un modello generale, il tramonto del Mulino liberale di Matteucci e l’alba di una nuova guerra fredda. Ma non sarebbe opportuno mettere alla prova questo modello verificandolo concretamente sul nostro catalogo? Non è il Mulino che ha riscoperto le opere di Arthur Koestler, compresa quella Freccia nell’azzurro cui Giampiero Mughini ha dedicato una bella pagina sul Suo giornale il mese scorso? Non è «farina del Mulino» l’opera di Tommaso Piffer sugli Alleati e la Resistenza italiana uscita tre mesi fa, così poco simpatetica con la Resistenza? O i Tre giorni nella storia d’Italia di Ernesto Galli della Loggia, in cui abbiamo potuto leggere una penetrante rivendicazione del ruolo storico positivo rivestito da Berlusconi? Mi limito a citare libri che il Suo giornale ha recensito con grande evidenza.
E non è sempre il Mulino che ha pubblicato e ripubblicato, in questo 2010, Augusto Del Noce e Carl Schmitt?
Un saluto cordiale
Ugo Berti Anoaldi
Società Editrice il Mulino
Gentile professore,
nessuno ha dubbi sul glorioso catalogo del Mulino, né sulla qualità di molte pubblicazioni anche recenti. Nei casi specifici, però, le modalità sorprendenti e irrituali dei rifiuti, il particolare argomento «revisionista» trattato dai due saggi e il successivo successo accademico delle pubblicazioni lasciano spazio a più di una perplessità, come abbiamo riferito ai nostri lettori. Spiace inoltre dover sottolineare che se l’attenzione con cui vengono compilati i referee scientifici è pari a quella riservata alla lettura dei quotidiani, allora il glorioso catalogo di cui sopra rischia di diventare meno glorioso.
Con i miei più cordiali saluti,
Alessandro Gnocchi
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