«Non c’è la Marta» E il Comune caccia la Oliveri dall’aula

Con la scusa della par condicio, alla candidata di centrodestra viene impedito di partecipare alla consegna dei premi alle donne

«Non c’è la Marta» E il Comune caccia la Oliveri dall’aula

Alessandro Repetto la vede, si ferma. La bacia, l’abbraccia e le fa gli auguri per la festa della donna. Lei, la sfidante, la lady di ferro del centrodestra che vuole riprendersi la Provincia, ringrazia con un sorriso sincero. Perché apprezza un avversario leale proprio nel giorno in cui c’è chi ha provato a giocare sporco. Renata Oliveri ne viene da palazzo Tursi, da dove è stata appena buttata fuori dal presidente del consiglio comunale, Emanuele Guastavino, perché «la Marta non c’è e allora non ci può stare neanche lei. Siamo già in par condicio». Come sparata è a salve, la legge c’entra come il bon ton a palazzo Tursi, ma Oliveri mica ha bisogno di una ferita di guerra da mostrare come trofeo. È lei che evita la polemica, lascia perdere il tavolo dei vip, quelli che dovrebbero presiedere la premiazione delle donne nelle forze dell’ordine. Un appuntamento ufficiale, un’iniziativa istituzionale, dove c’è spazio per Angela Burlando, delegato alla sicurezza del Comune ed ex funzionario di polizia, dove una poltrona non si nega alla consigliera «forzista» Raffaella Della Bianca o alla moglie dell’imam di Genova. Ma aggiungere un posto a tavola per la candidata di centrodestra alla Provincia, questo no. Perché «non c’è la Marta».
Lo spettro di una Vincenzi assente in una manifestazione per le donne nella giornata delle donne è troppo. E così la Oliveri viene invitata a farsi da parte. Lei sorride e si accomoda tra il pubblico. «Tra i giovani delle scuole - precisa -, e vi dico la verità, ne ero anche molto più fiera». Ritrova il sorriso accanto a una grinta che non viene mai meno. Perché comunque l’amarezza resta. «Era l’unica manifestazione per le donne alla quale avevo deciso di partecipare, perché ci tenevo, la ritenevo davvero importante - spiega Oliveri accarezzandosi il suo foulard rosa -. Sono nella pubblica amministrazione da 40 anni e non credevo di meritare questo trattamento in una sede istituzionale. Non pretendevo neppure di essere presentata o di parlare. E poi se non c’era la Vincenzi, era un problema suo, era lei che non aveva avuto la sensibilità di essere presente». Quello che più le pesa è la circostanza. «È inutile parlare tanto di festa delle donne. Certi concetti sono espliciti - insiste Oliveri -. È come un servizio che ho visto su Rai Tre. L’autore voleva mettere in evidenza che di donne nei ruoli chiave ce ne sono ancora poche. Ha fatto l’esempio: non c’è una sola donna in Fondazione Carige. Ma si è ben guardato dal dire che invece ce n’è una nel consiglio di amministrazione e nell’esecutivo della Banca, che è anche la prima donna in 160 anni di storia di Carige. Ma siccome è la sottoscritta non si può dire».
A Renata Oliveri arriva immediata anche la solidarietà di Forza Italia.

Proprio Raffaella Della Bianca, che insieme al commissario metropolitano Roberto Cassinelli rincara la dose nei confronti di Guastavino: «La dottoressa Oliveri, non è stata nemmeno pubblicamente salutata, violando anche le elementari norme di buona educazione».

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