Non c’è solo SuperRobinho Ecco tutti i «riciclati» di Allegri

Domanda impertinente da girare a Massimiliano Allegri: e adesso come fa a togliere Binho per far tornare titolare Dinho? Già, l’interrogativo è lecito e non solo perchè sabato sera c’è la Juve e la possibilità teorica di cementare il secondo posto. Binho, entrato nella lista degli acquisti stagionali prim’ancora di Ibrahimovic perchè considerato appunto l’alternativa indispensabile a Ronaldinho e Pato assente un anno prima, ha un curriculum ineccepibile. É arrivato con un deficit di preparazione, hanno dovuto prima allenarlo e poi lanciarlo, senza perdere troppo tempo. Entra col Chievo negli ultimi minuti e si ritaglia l’occasione per infilare il 3 a 1, entra a Madrid e dei tre tenori (Ronaldinho, Pato e Ibrahimovic) risulta il più convincente, autore tra l’altro di un paio di stoccate che mettono pressione a Casillas, gioca dall’inizio a Napoli ed è la scheggia impazzita che mette a soqquadro la difesa napoletana. Suo il primo sigillo, suoi i contropiede che mettono affanno a De Sanctis, sua anche la mezza sceneggiata nel finale censurata in modo aspro da Allegri, come si conviene a un precettore inflessibile. Uno così, che duetta bene con Ibra, vede la porta e anche lo svedesone, deve accomodarsi in panchina per il ritorno di Ronaldinho?
La risposta più semplice e scontata è no. Anche perchè Ronaldinho per meritarsi il ritorno deve offrire garanzie di recupero fisico effettivo e deve dar prova, in allenamento, d’avere gamba oltre che voglia di sacrificarsi dietro le due punte, cosa che non coincide esattamente con le aspettative del “Gaucho“. Conoscendo il temperamento sanguigno di Allegri, non è escluso che la risposta all’interrogativo possa essere anche diversa da quella prevista. E cioè che a sorpresa Robinho diventi l’occasione per infliggere una lezione al giovane Pato, troppo egoista e presuntuoso per passare inosservato nella notte di Napoli.
D’altro canto che Allegri sia specializzato nel recuperare giocatori considerati, dall’immaginario collettivo, finiti, bolliti, è risultato confermato da una serie di recuperi prodigiosi. Il più celebrato di tutti è quello di Gattuso perchè si tratta del capitano, perchè si tratta dell’ex pupillo di Lippi. Ma Gattuso non è il solo. Nello stesso elenco è finito anche Zambrotta che Leonardo considerava una pedina persa: gli aveva preferito per quasi tutto il campionato non Djalma Santos o Anquilletti, non Tassotti giovane, ma Abate che terzino non è mai stato in vita sua e si è adattato, per amor di patria, a ricoprire quel ruolo. Appena Zambrotta ha respirato fiducia, appena ha lavorato con profitto, ha recuperato la sua dignità, tanto da meritarsi persino l’arruolamento di Prandelli in Nazionale a dimostrazione che alla sua età, 33 anni, non 50, non si può andare certo in pensione.
Ma i “rieccoli“ più inattesi, venuti fuori da Napoli, sono la strana coppia costituita da Abbiati e da Oddo. Uno, il portiere, reduce dall’intervento chirurgico al ginocchio, era stato messo da parte da Leonardo. Al suo posto preferito Dida noto per le “didate“ non per il suo stato anagrafico (brasiliano come l’allenatore) ma perchè ritenuto più affidabile rispetto al portiere italiano appesantito dall’inattività e non in grado di “spingere“ sul ginocchio operato. Abbiati anche quest’anno ha respirato un deficit di fiducia sulle prime: a Cesena, per esempio. E si è dato una mossa mostrandosi decisivo a Napoli ma non solo a Napoli, anche col Chievo e prim’ancora col Genoa. A Madrid, assente, ha capito che il rivale in panchina, Amelia, è all’altezza della situazione. Avrà inciso anche questo fattore nella guarigione lampo? La risposta più probabile è sì.
Infine Oddo. «Meglio come assist-man che come sindacalista» è la battuta di Galliani, da condividere. Negli ultimi tempi era finito su giornali e in tv soltanto per quella dichiarazione da cobas seguita all’assemblea dell’asso-calciatori. Sembrava uno di Pomigliano e invece era proprio Oddo, con un 740 da milioni di euro, dimezzato durante l’estate tempestosa allorquando ha rifiutato trasferimenti ripetuti «convinto di poter essere ancora utile al Milan». All’inizio non gli hanno creduto. Lui non ha parlato di mobbing e si è messo a lavorare sodo come sanno fare solo gli umili che recuperano l’origine della propria condizione. A Napoli si è presentata l’occasione del riscatto e lui l’ha colta al volo.

«E tutto è nato dal caso, dagli infortuni di Zambrotta, Abate e poi di Antonini» la riflessione di Galliani. «Perciò credo che la Juve possa vincere anche senza Krasic, come accadde nel 2005 quando la prova tv le tolse Ibrahimovic», la rievocazione di Galliani.

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