«Non c’è thriller senza terroristi»

Veterano decorato durante la guerra in Vietnam lo scrittore americano Nelson DeMille ha iniziato la sua carriera nel 1974 con le storie d’azione del sergente Joe Ryker (siglati con lo pseudonimo di Jack Cannon) ma è con il romanzo La figlia del generale del 1992 che Hollywood ha scoperto il talento di questo maestro del thriller, affidando quella intensa trama che aveva per protagonista l’ufficiale e detective militare Paul Brenner al volto intenso e sofferto John Travolta nel film omonimo di Simon West del 1999. Fino ad oggi il personaggio più longevo creato da Nelson DeMille è però l’agente John Corey che i lettori hanno seguito in Morte a Plum Island (Piemme), L’ora del Leone, Notte fatale e American Vendetta (tutti e tre Mondadori). Un agente della task force antiterroristica americana che torna ora ne Il Leone (Mondadori), thriller action dal ritmo indiavolato: «è il seguito del mio precedente L’ora del Leone - ci racconta DeMille stesso - per cui avevo già i miei personaggi principali e una generica storyline che potevo seguire ma avevo bisogno di un nuovo plot efficace, e così ho deciso di basarlo sul tema della vendetta. La storia che avevo raccontato nel primo romanzo non era stata totalmente risolta e ho ricevuto centinaia di lettere dai lettori che mi chiedevano in qualche modo di finirla. Inoltre la Columbia Motion Pictures che aveva opzionato i diritti per il cinema mi aveva chiesto anche un finale per il cinema che fosse più hollywoodiano e credo di averlo trovato stavolta».
La spirale di violenza presente nella sua storia sembra non avere fine...
«Il terrorista conosciuto come il Leone sta cercando di mettere a segno la sua vendetta personale contro John Corey e sua moglie Kate Mayfield dell’FBI. Vuole vendicarsi perché John e Kate hanno fatto fallire i suoi piani per eliminare i piloti americani che hanno bombardato la Libia sterminando la sua famiglia. Ho sviluppato il tema della vendetta in due romanzi che parlano del cerchio della violenza. A un attacco segue sempre un contrattacco e questo è emblematico per mostrare come la guerra al terrorismo non possa che essere globale».
Come ha cercato di ritrarre il protagonista negativo delle vicende?
«Asad Khalil, soprannominato il Leone, è un personaggio composito in cui ho mescolato tanto l’identità di molti terroristi conosciuti quanto quella di personaggi sconosciuti. Ho potuto attingere a fonti di prima mano all’interno dell’FBI e della New York Joint Terrorism Task Force (JTTF), organizzazione che nel mio romanzo ho battezzato come Anti-Terrorist Task Force (ATTF). Questa documentazione mi ha permesso di avere tantissime informazioni sulla mentalità dei terroristi».
C’è stato qualche spunto di cronaca che l’ha portata a decidere di occuparsi di un tema così spinoso come il terrorismo in un thriller?
«La genesi de L’ora del Leone è legata al 15 aprile del 1986 quando gli americani hanno bombardato Tripoli e Beghasi. Questo bombardamento era la risposta a un attentato che i libici avevano attuato a Berlino in un nightclub molto frequentato da personale di servizio americano. Durante il raid su Tripoli morirono e furono feriti molti civili. Ho voluto che il mio Asad Khalil fosse un uomo sopravvissuto a quelle bombe cadute in una zona sbagliata. L’unico sopravvissuto della sua famiglia».
Come vede la scena libica attuale?
«La situazione in Libia è sicuramente sorprendente ma fa parte di un più ampio scenario sociale e politico di malcontento presente in molta parte del mondo Islamico. È una situazione in divenire, ma prevedo la fine imminente di Gheddafi».
Quanto è cambiato John Corey col passare del tempo?
«Corey è cambiato negli anni così come il suo creatore. È ancora dotato di umorismo ma dopo i fatti dell’11 settembre sicuramente è diventato più serio. Inoltre la sua relazione con sua moglie Kate Mayfield (che è un’agente dell’FBI) lo ha reso sicuramente più maturo ma anche più pazzo».
C’è una formula da lei prediletta nei suoi thriller?
«Ho scritto molti romanzi ma negli ultimi anni, soprattutto dopo i fatti dell’11 settembre, mi sono accorto che i miei lettori vogliono più storie dedicate al tema dell’antiterrorismo. Il mio prossimo romanzo vedrà ancora in scena John Corey e Kate Mayfield e si intitolerà The Panther. La Pantera del titolo è un terrorista dello Yemen e i miei protagonisti verrano spediti proprio laggiù per ucciderlo o catturarlo.

Avrei dovuto recarmi in Yemen fra febbraio e marzo per fare delle ricerche ma la situazione politica è diventata instabile e così ho dovuto rinviare il mio itinerario. Avrei dovuto viaggiare sotto la protezione del Dipartimento della Difesa americano ma non potevano garantire in alcun modo la mia sicurezza per cui per ora ho cancellato il mio viaggio».

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