Politica

Non chiamate malati i nostri bimbi dislessici

Fino a qualche anno fa gli scienziati si distinguevano per la prudenza con cui esprimevano giudizi, soprattutto in domini estranei alla loro pratica di studio e di ricerca. Erano stati educati e disciplinati dal duro e lungo lavoro di verifica e confutazione a dubitare delle semplificazioni e a rispettare le ricerche condotte da altri scienziati, senza per questo esimersi dal porre domande e sollevare dubbi, ma evitando di esprimere giudizi definitivi che li avrebbero esposti a brutte figure.
Questa virtù non sembra possedere il matematico Giorgio Israel che in poche righe ha deciso di stroncare le ricerche condotte da centinaia di ricercatori nell’ambito delle neuroscienze negli ultimi 30 anni sui Disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia, anche se a lei quest’ultima non piace), infilando una serie di inesattezze (per non definirle sciocchezze), che non fanno certo onore a chi di solito, per attitudine disciplinare, dovrebbe essere abituato alla precisione, sostanziosa e sostanziata dei termini. Comincia definendo i Dsa una «malattia», termine di cui egli evidentemente non conosce il significato, dato che in nessuna ricerca pubblicata su riviste scientifiche censite viene mai utilizzato. I Disturbi specifici di apprendimento possono essere definiti come deficit funzionali, anomalie su base citoarchitettonica, code della distribuzione normale di sviluppo, anche disabilità (udite, udite!), ma mai malattie, che sono condizioni completamente diverse. Evidentemente Israel si documenta su internet, poiché solo su questi contenitori non sottoposti a verifiche riportano le bizzarre teorie che lui cita sul rapporto di causa effetto tra motricità e sviluppo del calcolo mentale.
Il professor Israel è uno scienziato e per questo lo invito ad un confronto sul suo terreno, chiedendogli di trascorrere un pomeriggio con uno di quei bambini definito con Dsa da quegli «specialisti» di cui ha poca fiducia. Bambini veri, non teorie prese da internet. Bambini che impiegano un tempo infinito a leggere poche pagine, bambini a volte così concentrati nell’atto di leggere che non capiscono neanche il significato del testo, bambini che invertono le lettere, le sillabe, che dimenticano pezzi di parole per strada. Bambini che confondono i numeri ma sono in grado di capire processi matematici complessi, solo che sbagliano il risultato. Tacciati per anni di essere pigri e non adatti allo studio, magari da professori come lei convinti che siano «malattie» inventate, vengono rifiutati, umiliati, condannati a una vita inferiore alle loro reali capacità. Perché, vede professor Israel, questi bambini sono intelligenti, come e più della media, eppure negando loro un aiuto li si insulta due volte: la prima non riconoscendo che si trovano in una condizione di fragilità, la seconda dando loro dello stupido e dello svogliato. E se fosse capitato a lei di avere un figlio dislessico? Come commenterebbe di fronte a lui l’autorevole opinione del professor lsrael? E gli altri studenti con Dsa cosa penseranno del suo articolo? Venga a conoscerli.

Qualunque genitore di questi ragazzini sarebbe disponibile a proporle un incontro, anche perché sono molto preoccupati di sapere che il professor Israel non è solo uno scienziato prestato occasionalmente al giornalismo, ma un anche autorevole consulente del ministro dell’Istruzione.
*Fondatore dell’Associazione
italiana dislessia

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