da Roma
Senatore Schifani, martedì sono allordine del giorno di Palazzo Madama i due primi voti di fiducia della legislatura, uno sul decreto che «spacchetta» i ministeri e laltro sul cosiddetto «milleproroghe». Venerdì lei si era appellato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendogli di «vigilare» sulla «democrazia parlamentare». Davvero la situazione è così grave?
«Per comprendere quanto lo sia, basta guardare il numero degli emendamenti. Sul primo decreto la Casa delle libertà aveva presentato circa 400 emendamenti ma poi, proprio per togliere ogni alibi alla maggioranza, li abbiamo ridotti al minimo. Ne sono rimasti 56 in tutto, compresi quelli di Verdi e Prc. Un numero che chiaramente non pregiudica lapprovazione del provvedimento in tempi normali. Nonostante questo, però, lUnione ha deciso di privare il Parlamento della sua ragion dessere. Che è lo svolgimento di un libero dibattito e di un libero esercizio di voto di cui, secondo Costituzione, è titolare ciascun parlamentare. Nella scorsa legislatura, invece, noi questa regola labbiamo sempre rispettata e ci siamo sottoposti a durissime sedute dAula visto che la sinistra presentava migliaia di emendamenti».
E allora perché la fiducia?
«Perché i numeri del Senato sono quelli che sono e anche Romano Prodi ne è ben cosciente. Così, dopo averci accusato per anni di aver trasformato il Parlamento in un votificio ora hanno deciso di passare allestremo opposto: niente voti, solo la fiducia. È lo stesso principio per cui ora vogliono ridurre a tre le settimane lavorative dei parlamentari, il cosiddetto mese corto».
Il presidente della Camera Bertinotti ha detto che si tratterebbe di una «razionalizzazione dei lavori» e ha assicurato che le giornate lavorative complessive non diminuirebbero. In questo modo, però, i parlamentari eletti allestero avrebbero la possibilità di seguire il loro collegio.
«Lidea della settimana corta nasce alla Camera per arrivare surrettiziamente al Senato, dove esiste un enorme problema di tenuta della maggioranza. E lunico obiettivo di questa proposta è trovare il modo di limitare le votazioni dei senatori in modo che possano essere precettati più facilmente. Non cè solo il problema dei senatori a vita e di quelli eletti allestero. Anche agli altri, infatti, viene richiesta unassiduità che non sempre possono garantire. LUnione al Senato è con lacqua alla gola...».
E i parlamentari eletti allestero?
«Mi pare che questi signori quando hanno speso grosse somme di denaro per la loro campagna elettorale conoscessero bene le regole del Parlamento italiano. Quindi, se ora ci vengono a dire che devono curare il loro collegio non convincono nemmeno chi li ha votati. La verità è ben altra...».
Cioè?
«Semplice. Non credevano di essere lago della bilancia della maggioranza e non pensavano di essere praticamente obbligati a non saltare una seduta. E ora che si sono resi conto dellaria che tira chiedono il mese corto e un aumento del rimborso spese».
Un aumento? Di già?
«Ci sono forti pressioni sui questori per aumentare sia i rimborsi che la diaria dei parlamentari eletti allestero».
Insomma, al Senato la Cdl si prepara a fare ostruzionismo in ogni modo?
«La scorsa legislatura abbiamo subito quello del centrosinistra, non vedo perché dovremmo fare sconti. Eppoi sono ottimista: non tanto quando pongono la fiducia, perché in quel caso si mobilitano, quanto sui voti cosiddetti di routine dove saremmo sempre pronti a metterli in difficoltà con ogni strumento lecito. Sempre».
Qualcuno parla già di «campagna acquisti» dellUnione su alcuni senatori del centrodestra.
«Tentativi non posso escluderli, in entrambe le direzioni. Ma non è con un senatore in più che Prodi risolverà i suoi problemi. Sa qual è stato il suo errore storico?»
Dica.
«Dire no quando Berlusconi propose le larghe intese».
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