Non ci resta che gufare ancora

Se lo facessero apposta, sarebbero geniali. Almeno come sceneggiatori. Invece, conoscendoli da decenni, so perfettamente che loro sono proprio così al naturale. Loro chi? Sempre i soliti, i Biscioni-Bauscioni. L’ultima, l’avete vista tutti. Vincono con la Lazio, chiudono per la decima o undicesima volta (ho perso il conto) il campionato, e Ibra, il profeta bizzoso, che cosa ti combina? Suggerisce ai propri tifosi non soltanto di starsene muti, ma anche di dedicarsi a... pratiche erotiche da cinema di quarta serie. No, non mi scandalizzo, il ruolo della verginella non mi si confà, preferisco di gran lunga quello del gufo. Però qui i rami cominciano a scarseggiare: ne sono rimasti soltanto quattro, e sono pochissimi.
«Ma fatti i fatti tuoi, rossonero del CENSURA!», berceranno i Cuginastri. Mi piacerebbe, ragazzi, ma i fatti miei li ho esauriti.

Dovrei forse ragionare di un Milan che corricchia indisturbato sul ventre molle di squadre ormai svuotate di energie fisiche e (soprattutto) mentali? Dovrei celebrare le «magnifiche sorti e progressive» al ritmo degli ultimi blandi allenamenti? Dovrei preparare psicologicamente la prossima partita contro una Juventus che pare tornata ai tempi di Marchesi e Maifredi? Tutto sommato, è più divertente restare quassù, appollaiato sul quartultimo ramo. Osservo il fervore primaverile che va in scena lì sotto. E ogni tanto penso a quel profeta bizzoso che gode di tutta la mia simpatia.

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