Alberto Cantù
da Milano
Corni e trombe dallemissione stentata e dallintonazione ad ascensore. Il suono dei violini «fermo» (guai a «vibrare») perché il «vibrato continuo» è del 900, nel Barocco «vibrare» era un abbellimento occasionale e si usava invece la «messa di voce» dei cantanti (attacchi il suono piano, cresci, torni al piano: con violini, viole eccetera, dallarco minuto e con pochi crini, leffetto mal di mare è garantito). Un passo ritmico spedito ovvero la generica piattezza per cui un Allegro vale un un Adagio come di notte tutti i gatti sono bigi.
Così era una volta la «musica su strumenti depoca» (o moderne copie) e la «prassi desecuzione antica» quando venne dallOlanda, tollerante in materia di religione, droghe, sesso ma «integralista» nella musica, almeno con pionieri come Frans Brüggen da Amsterdam classe 1934. Oggi la «filologia ad oltranza» di Brüggen & C. ha fatto il suo tempo (Ottavio Dantone dirige dal cembalo uno splendido, vivissimo, catturante Ascanio in Alba al Comunale di Bologna) e - non suoni irriverente - il maestro olandese rispecchia un passato (mai condiviso da chi scrive) fortunatamente remoto.
Passato che ha visto i fedelissimi di ieri e di oggi in fervido pellegrinaggio a Milano, dove Brüggen ha fatto il «tutto esaurito». Sold out, dunque, per lappuntamento di lunedì al Piermarini: un concerto mozartiano con le tre ultime ed epocali Sinfonie, dalla 39 alla 41, e Brüggen alla testa - altra occasione di richiamo - di unorchestra «normale» come la Filarmonica della Scala.
Le malattie di crescenza, morbillo o varicella, vanno fatte alletà giusta. Da adulti sono pericolose. Dopo avere subito leffetto Brüggen (si vive unesperienza, si subisce una malattia), levatasi la pruriginosa parrucca sonora del 700, la Filarmonica del «nuovo corso» dovrebbe essersi fatta gli anticorpi, nel bene e nel male. Avere imparato a valutare le glorie trascorse e a considerare il Mozart supremo con la consapevolezza del caso.
Come un «complesso depoca» suonava negli anni di Brüggen, lo abbiamo detto prima e sentito laltra sera. Ma se per un corno barocco il problema è stonare e «scroccare» il meno possibile, per unorchestra-orchestra che normalmente non stona e i cui corni (si spera) non scroccano, la questione è «interpretare». Figurarsi capolavori come le estreme sinfonie mozartiane i cui paradisi, estranei ad impicci «depoca», hanno munitissime porte di cui pochi possiedono le chiavi.
Quella di lunedì era una «lettura» e basta. A parte «filologici» problemi di assieme e intonazione (stavano però, tali problemi, nel «manico»), tutto si limitava ad una volontà di chiarezza scolastica con fiati in fastidioso rilievo, timpani onnipresenti e dal debordante sbatacchiare, archi anoressici. Lapoteosi contrappuntistica della Sinfonia n.41 Jupiter, olimpica di nome e di fatto, diventava un compito di scuola e le inquietudini della Sinfonia in sol minore n.
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