Roma«Bisogna far cadere qualsiasi discriminazione etica e pratica che colpisce coloro che hanno concezioni della vita differenti, ma temo che la legge sullomofobia finirà per discriminare proprio i cattolici...». A sostenerlo, nel giorno in cui approda a Montecitorio la proposta di legge contro lomofobia, è monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro.
Ritiene positivo il fatto che in Italia si approvi una legge contro lomofobia?
«Le rispondo dicendo innanzitutto che devono cadere indubitabilmente tutte le discriminazioni etiche e pratiche nei confronti di chiunque abbia una diversa concezione della vita e dunque nessuno potrebbe sollevare obiezioni se ci si limitasse a questo, per garantire che nessuno debba essere discriminato. Ma cè un secondo livello della questione, ed è questo che mi preoccupa: parlo del grave errore teorico nei confronti della posizione cattolica».
A che cosa si riferisce?
«Al fatto che per far cadere le discriminazioni si ritiene necessario un relativismo di carattere etico e culturale».
Faccia qualche esempio concreto: qual è il suo timore?.
«Beh, temo che sarà più difficile poter dire che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e contro natura. Temo che finisca per essere considerato colpevole di omofobia chi difenda le unioni eterosessuali rispetto a quelle omosessuali o chi consideri riprovevoli i rapporti tra persone dello stesso sesso. Temo possa essere imputato di omofobia chi si oppone al riconoscimento giuridico delle coppie gay e chi ritiene che queste coppie non debbano poter adottare bambini. Tutte affermazioni che teoricamente potrebbero essere citate come incitamenti alla discriminazione fondata sullorientamento sessuale».
Non mi dica che davvero crede possibile qualcosa del genere...
«Non vorrei rischiasse di essere imputato di omofobia chi cita San Paolo, lAntico Testamento o il Catechismo della Chiesa cattolica. Faccio notare che proprio il Parlamento europeo ha adottato nel 2006 una risoluzione nella quale lomofobia viene equiparata a fenomeni come il razzismo, la xenofobia, lantisemitismo e il sessismo. E si finisce per mettere sullo stesso piano gli atti di violenza fisica, morale e psicologica contro i gay con la decisione di alcuni Stati di non riconoscere giuridicamente le coppie omosessuali. Insomma, non vorrei che per non discriminare i gay si finisse col chiedere ai cattolici di rinunciare alla loro fede e alle conseguenze etiche, antropologiche e culturali che ne derivano».
In Italia si stanno moltiplicando gli atti violenti contro gli omosessuali, come dimostra laggressione avvenuta tre giorni fa a Roma. Non crede che la legge serva anche come deterrente per queste violenze?
«Questi atti violenti vanno repressi, e bisogna fare di tutto dal punto di vista della prevenzione e del controllo del territorio per impedire che accadano. Non credo però che la via giusta sia quella di introdurre aggravanti di pena legate allomofobia».
La Chiesa è messa talvolta sul banco degli imputati quando si parla di omofobia. Perché?
«Perché si fa confusione, molta confusione. Come già ricordava il beato Giovanni XXIII, riprendendo unininterrotta tradizione della Chiesa, bisogna sempre distinguere il peccato dal peccatore. E dunque bisogna sempre accogliere, amare, trattare con attenzione e delicatezza le persone; ma al contempo continuare a dire con chiarezza che una posizione è sbagliata. Non credo di mancare di rispetto o di discriminare qualcuno se sostengo che la sua posizione è sbagliata».
In sostanza, che cosa suggerirebbe al legislatore?
«Gli chiederei di non trasformare una legge contro la discriminazione delle persone omosessuali in una legge intollerante verso i cattolici.
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