"Non firmo il pareggio. Io al Milan? Perché no?" "Se vinco si riapre tutto. Io all'Inter? Mai..."

Mourinho: "Ma tranquilli: quando me ne andrò non sarà per una panchina italiana". Maicon convocato. "Squadra fatta: posso perdere, tanto vinco il campionato". Ancelotti: "Il derby non è la mia ultima stracittadina

"Non firmo il pareggio. Io al Milan? Perché no?"
 
"Se vinco si riapre tutto. Io all'Inter? Mai..."

nostro inviato ad Appiano Gentile

«Maicon? Volete sapere se gioca Maicon? Benissimo, allora facciamo così: io vi do la formazione, modulo e tattica, però poi la conferenza stampa finisce qui. Altrimenti andiamo avanti ma non mi fate domande su chi gioca. Decidete voi». La platea ha scelto lo show: signor Mourinho, non abbiamo pagato per sederci nelle prime file, ma preferiamo che lo spettacolo continui.
E ne è valsa la pena perché José non delude mai: «La squadra è già decisa, non devo aspettare niente e nessuno, e non mi interessa sapere se Kakà gioca. Non firmo per un pareggio, del derby mi frega fino a un certo punto perché tanto sono convinto che vincerò il campionato. E martedì di questa partita non parlerà più nessuno». Mica male. Con Maicon qualcuno ci ha riprovato, José gli ha dato con garbo un due di picche: «Mi spiace, ma la maggioranza ha deciso che non voleva la formazione e quindi...».
Tentiamo un ragionamento: José ha sempre dichiarato che se convoca un giocatore significa che è in grado di giocare. Non ha mai specificato per quanti minuti è in grado di tenere il campo ma ieri, parlando di Vieira, ha spiegato che il francese sta recuperando ritmo e fiducia. E per confermare quanto diceva lo ha convocato: «Abbiamo pochi centrocampisti e lui per noi è importante. Non ha i novanta minuti ma nel derby ci sarà, in panchina o in campo». Anche Maicon è convocato.
Era l’aspetto più delicato, perché sarà anche vero che José è convinto di vincere il campionato ma intanto non perdere un altro derby non gli farebbe male e Maicon è uno che può dargli una mano.
Ma di Milan José ha dovuto parlare a lungo: Maldini che gioca l’ultimo derby, Ancelotti che non condivide le sue pubbliche accuse alla squadra, Galliani che gli ha dato ragione. «Paolo Maldini ha fatto una grande carriera, sapere che ha finito con il calcio giocato lascia senza parole anche me, ma in campo dovrà essere trattato come qualsiasi altro giocatore, se commette un fallo da rigore dovrà essere fischiato, se merita un cartellino giallo o rosso anche. Poi finita la partita lui tornerà ad essere un giocatore speciale». Concetto abbastanza chiaro da girare a Rosetti del quale José ha detto tutto il bene possibile, agganciandoci la categoria al completo. Ancelotti lo ha liquidato in due battute: «Se vuole criticare i miei metodi di lavoro è un problema suo, ma mi sembra solo una perdita di tempo». E su Galliani: «Non sono preoccupato della sua reazione, io ho detto la verità, a me piace come gioca il Milan ma è dietro, otto punti». E non è finita qui perché a José è arrivata anche la domanda di riserva: scusi, ma lei può escludere che un giorno andrà ad allenare il Milan?
José è rimasto calmo e ha fatto tutto un giro di parole per spiegare che lui dopo il Chelsea ha lasciato la Premier League: «Ho ancora 15 o 20 anni di attività, sono un professionista, non posso dire di no a nessuno e i club di primo livello sono pochi. Oggi per una questione di rispetto verso questa società e verso me stesso posso solo dire che quando lascerò l’Inter non andrò subito in un’altra squadra italiana».


L’umore di José era buono e quando gli hanno chiesto come ha fatto a perdere il derby dell’andata non è cambiato: «Semplice, la difesa migliore del campionato ha preso un gol con cinque giocatori schierati in area, poi però la palla l’ha presa Ronaldinho. Ma questo derby vale di più, adesso mancano solo 15 partite alla fine del campionato e ognuno di noi comincia a fare i calcoli».

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