«Non ho dimenticato i briganti»

(...) Perché il nostro paese ha una identità fragile e l'appartenenza politica ha a lungo pesato più dell'appartenenza nazionale. Siamo un paese dove troppo disinvolto è stato l'uso politico della storia e dove tante memorie non sono ricomposte. È attraverso questa chiave di lettura che proveremo a leggere i nostri centocinquanta anni.
Sicuramente siamo lontani dalla commemorazione a tutto tondo, senza contraddizioni, e che, appunto, si condisce di retorica perché sono assenti le idee. Pensa soltanto al tema del Meridione. Una delle grandi questioni, insieme a quella sociale e a quella cattolica, su cui si misura alle sue origini il nostro stato nazionale. Da ormai più di un decennio la grande questione posta nel nostro paese è quella Settentrionale. Cosa sia oggi il Sud sembra leggersi soltanto attraverso la cronaca giudiziaria e la frammentazione sociale. Eppure sappiamo che non è così. Che il Sud non è solo questo. Ecco uno degli incontri è proprio su Nord e Sud con due studiosi, Giuseppe Berta della Bocconi e Gianfranco Viesti dell'Università di Bari, che più hanno scritto sulle nuove identità territoriali dell'Italia. Sono argomenti che c’entrano o non c’entrano con una riflessione sul nostro passato? Io credo proprio di sì.
Insomma questo è il carattere che abbiamo voluto dare a La Storia in Piazza e la cultura anglosassone di Donald Sassoon, uno dei massimi storici inglesi e curatore della rassegna, ha sicuramente rafforzato questa impostazione generale.
Credo che siano giornate interessanti per tutti e dove ciascuno può trovare qualcosa che lo incuriosisce o lo diverte indipendentemente dalla sua opzione politica o, e penso che valga per molti a vedere i numeri dell'astensionismo, dalla sua «fuga dalla politica».


La scommessa culturale che insieme al Comune, al Centro culturale Primo Levi e alla Fondazione Ansaldo abbiamo fatto è, in fondo, questa.
Ringraziandoti come sempre del confronto, un cordiale saluto

*presidente della Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

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