RomaDa Noemi a Kakà, passando per il Senatùr. In mezzo, un nuovo attacco ai giornali stranieri, compresi quelli di Rupert Murdoch, a cui dà una stoccata precisa, anche se non lo nomina. E un affondo al leader dei democratici, a cui cede, a mo di sfottò, la paternità del tormentone azzurro («Meno male che Dario cè...») e di un vecchio adagio: «Un Franceschini al giorno leva il Pd di torno». Partito che - insiste - dopo le Europee si dissolverà in tre parti. A via Teulada è questo il canovaccio su cui punta Silvio Berlusconi, ospite di Porta a porta, in una puntata in cui rivendica lazione anti-crisi portata avanti dal governo, così come il suo impegno nella ricostruzione abruzzese. E assicurando la «tranquillità più assoluta, perché abbiamo seguito le regole», in merito allindagine della Procura di Roma sui voli di Stato.
Insomma, di tutto di più, per dirla con uno slogan Rai. Si parte dalla festa di Casoria. Un party che il premier non rinnega per nulla, anzi. E a domanda diretta di Bruno Vespa («sarà un po più attento in futuro su feste e compleanni?»), il Cavaliere risponde così: «Assolutamente no, perché ci ritornerei a quella festa, visto che avevo fatto una promessa e io mantengo la mia parola». Daltronde, aggiunge, «cera una persona che mi aveva chiesto, sapendo che sarei passato di lì, che se avessi avuto del tempo libero le avrei fatto un regalone. Siccome io faccio anche politica, mi piace stare in un posto con tanti ragazzi, con tanta gente e sono andato là. Dove ho fatto non so quante foto con i nonni materni e paterni, i compagni di scuola e di giochi, tutti i cuochi e camerieri. E su questo hanno inventato tutto quello che conosciamo».
Il presidente del Consiglio non si ferma qui. E continua nella sua analisi, convinto che, «andando avanti», tutti «arriveranno a capire che non poteva esserci nulla di piccante in quella mia visita». Insomma, ribadisce, «credo che sarà un grosso boomerang, che tornerà addosso a tutti coloro che si sono attaccati a questo caso, a partire dai signori della sinistra». Quelli che, «non avendo nulla da dire, si affidano a una campagna di delegittimazione del presidente del Consiglio, mettendo calunnia sopra calunnia». Attraverso pure i loro giornali di riferimento. A cominciare da Repubblica, «che non leggo da molti anni», motivo per cui «sopravvivo bene». Ma al di là di tutto, «dalle vicende degli ultimi giorni sono sicuro che gli italiani abbiano imparato a valutare la sinistra con cui abbiamo a che fare». Sicuro anche dellapprezzamento verso «un governo che ha fatto ciò che mai nessuno, nella storia della Repubblica, è riuscito a fare».
Archiviata di nuovo lipotesi di voto anticipato («È fantapolitica che impazza sui giornali pazzi»), Berlusconi rimane in tema di editoria. E ne approfitta per rimarcare come le testate estere che lo criticano siano «insufflate da alcuni giornali italiani o appartengono a qualcuno che si contrappone al gruppo Mediaset nel campo della televisione». Alias, Rupert Murdoch, patron di Sky. Non lo nomina, dunque, ma quando gli viene chiesto se si riferisse pure al Times del tycoon australiano, la risposta non lascia dubbi: «Ecco...». Poi, rintuzza: «Sono articoli che credo abbiano un indice di lettura inferiore all1% allestero, mentre il prestigio dellItalia e del suo premier è elevatissimo presso i colleghi, tanto che sono riuscito a fare cose di grandissima importanza in questo anno di lavoro».
Si passa al Carroccio, «alleato di ferro». Compagno di viaggio di lungo corso, che presto potrebbe reclamare qualcosa di sostanzioso (vedi almeno un governatore leghista), qualora dalle urne uscisse un grande successo. Il premier la prende alla larga, ma in maniera pragmatica. «I sondaggi ci danno in vantaggio sulla Lega anche al Nord», è la premessa, a cui si collega il ragionamento: «A ogni modo, non subirei un colpo se ci superasse in qualche situazione locale. Ma il sorpasso non ci sarà». Detto questo, sullipotesi di far guidare al partito di Umberto Bossi almeno una Regione al Nord, dapprima il Cavaliere annuncia che «per il futuro abbiamo in mente di attribuire alla Lega delle cariche importanti, come la presidenza del Veneto». Un«offerta spontanea», anche se «parleremo ancora della questione, allinterno di un piano di accordi complessivi». Una presa di posizione che chiama, a stretto giro, la replica del ministro per le Riforme («Noi prenderemo tanti voti e sarà difficile per tutti starci sopra»), che sullipotesi di guida leghista in Veneto replica: «Poi ci pensiamo». Lasciando gli studi Rai, il Cavaliere torna sulla questione e precisa: «Il partito che otterrà il miglior risultato in Veneto indicherà il futuro presidente».
Si torna a parlare di esecutivo. E Berlusconi assicura che «non mi è mai passato nemmeno per lanticamera del cervello di mollare», perché «sono stato responsabilizzato dagli italiani. Solo che, a chi mi chiede di non mollare, io devo rispondere non mollo». Tutto qui. Tra laltro, spostando lattenzione sulla crisi, il presidente del Consiglio sottolinea che, nonostante sia grave, «nessuno morirà di fame a causa sua», poiché «lo Stato è vicino a chi ha bisogno». Intanto, rivendica laccordo siglato nel pomeriggio a Palazzo Chigi con banche e imprese del settore turistico, che prevede un plafond di un miliardo e seicento milioni di euro, che «probabilmente» potrà arrivare a due miliardi. E sul caso Fiat-Opel: «Siamo in contatto continuo con Torino ma la partita la giocava Fiat. Siamo a disposizione se ce lo chiedessero anche se Palazzo Chigi non è una merchant bank come ai tempi di DAlema». Poi, una battuta con dedica al neo-ministro: «Ho detto che la Brambilla è un cane che azzanna al polpaccio perché quando vuole ottenere una cosa non ti molla. Lo fa anche con me, ma io sono Superman...».
Inevitabile, a quasi due mesi dal tremendo sisma in Abruzzo, tracciare un nuovo bilancio. «Anche sul terremoto cè una differenza tra la realtà e quello che dice la sinistra, cioè che cè gente che inizia a protestare. Invece, ovunque io sia andato, sono stato abbracciato e baciato». «Sono molto soddisfatto per la ricostruzione - continua - e mantengo fermi i tempi. Abbiamo già oltre 50 adesioni alle gare dappalto e gestiamo oggi 63mila persone. Il 53% delle persone potrebbe tornare in casa, ma non lo fa per paura di nuove scosse. Comunque, già ai primi di settembre non avremo più bisogno di tenere in piedi le tendopoli».
Si chiude, si fa per dire, vista limportanza che ricoprono in Italia le vicende calcistiche, sul caso Kakà. «Ancora non cè nessuna decisione, lunedì lo incontrerò e poi vi dirò», spiega il premier, commentando le voci di mercato che vorrebbero il gioiello di casa Milan in partenza per Madrid, sponda Real.
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