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"Non ho più mia figlia. Ditemi perché"

Il dolore del padre. E sul paese diventato set si spengono per un giorno i riflettori. Le famiglie Poggi e Cappa in visita alla tomba a Pieve Albignola

"Non ho più mia figlia. Ditemi perché"
Garlasco (Pavia) - Per un giorno, l’attenzione è tutta per lei. Per Chiara. La domenica non è giorno di reality, non porta notizie dal fronte delle indagini, ridimensiona le aspettative di chi ha scambiato il teatro dell’omicidio per un set cinematografico. Occhi bassi, parole centellinate, la sola passerella è il vialetto che porta alla cappella della famiglia Poggi, in un cimiterino che pare una scialuppa adagiata su un mare di grano.

Vengono tutti a visitare Chiara, i Poggi e i Cappa. Al mattino a Pieve di Albignola si fa vedere Giuseppe Poggi e con lui il figlio Marco e la moglie Rita. «Non so niente - dice alle telecamere del Tg1 il papà di Chiara -, so solo che giornali e tv non sanno dove finisce la tragedia e comincia il gossip» e così implora i cronisti di lasciarlo in pace. «Il cuore di mamma - aggiunge la moglie - dice che non ha più sua figlia e non gliela ridà più nessuno e basta. Noi dobbiamo ricominciare a vivere». «Io non so la verità - conclude il marito -, a me non raccontano niente. Spero che mi dicano cosa è successo».

Al pomeriggio al camposanto compaiono Ermanno Cappa, la moglie Maria Rosa, le gemelle Stefania e Paola, il loro fratello Cesare. Questa volta gli occhi dei parenti sono puntati solo su quella lastra ancora senza nome e senza foto, subito dietro un cancello in ferro ricoperto da fiori. Non aprono biocca le due giovani, finite su tutti i giornali per il fotomontaggio che le ritraeva insieme alla cugina scomparsa e poi ancora per il contatto, più presunto che vero, con Fabrizio Corona, il paparazzo di Vallettopoli piombato a Garlasco giovedì scorso al volante della sua Bentley, alla ricerca di «un’esclusiva».

Pieve di Albignola è la meta di un piccolo pellegrinaggio, nel segno della discrezione. Davanti alla cappella dei Poggi si formano capannelli volanti e si scambiano battute a mezza voce. «Abbiamo dei conoscenti sepolti qua - dicono una mamma e una figlia - poi siamo passate a vedere Chiara. Conosciamo la mamma». E si capisce che l’attenzione è tutta per lei, per quella ragazza che molti in paese, per quanto frughino nella memoria, non ricordano affatto.

O appena appena.

Un uomo sulla quarantina scende da un ciclomotore e col casco ancora indossato s’infila fra le tombe. Si ferma qualche istante, poi torna allo scooter: «Vengo da Abbiategrasso, ho fatto trenta chilometri per arrivare fin qui. E l’ho fatto per carità cristiana, per pregare sulla tomba di questa ragazza». Altri scappano davanti alle telecamere, tutti mormorano un “l’eterno riposo” sfiorando la pietra. Per un giorno, per un giorno almeno, sono solo il dolore e il silenzio le cifre di questa tragedia.
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