«Non lavoro per un ribaltone ai vertici della Confindustria»

Contestazioni dei disobbedienti, la polizia carica: ferita una ragazza

«Non lavoro per un ribaltone ai vertici della Confindustria»

Adalberto Signore

nostro inviato a Genova

Sono da poco passate le otto di sera quando Silvio Berlusconi infila le scale di Palazzo Ducale per il cocktail organizzato per autofinanziare la campagna elettorale di Forza Italia. E tornando sulla querelle con Confindustria sceglie toni ben più concilianti rispetto ai giorni scorsi. A Vicenza, spiega, sono andato solo perché «volevo dare ai miei colleghi un segno di ottimismo legato alla realtà effettiva della situazione». Insomma, nessuna intenzione di «spaccare» la direzione dell’associazione industriale, una cosa a cui «non ho mai pensato». E ancora: «Non lavoro affinché ci siano cambiamenti al vertice di Confindustria dopo le elezioni».
Parole concilianti che seguono una lunga giornata, iniziata a Milano con la registrazione di un’intervista per Sky Tg24 («a Della Valle le dimissioni sono state chieste e lui le ha date») e finita a Genova, con la convention al teatro Carlo Felice e qualche incidente tra le forze dell’ordine e qualche centinaio di giovani Disobbedienti e di Rifondazione che hanno contestato il premier fuori dal teatro. Con qualche momento di tensione in piazza De Ferrari, quando tra spintoni e il lancio di bottiglie la polizia carica i manifestanti (una ragazza minorenne è stata ricoverata in terapia intensiva per un trauma cranico).
Il Berlusconi che parla per oltre due ore ai circa duemila militanti di Forza Italia stipati nel teatro (molti i sostenitori rimasti fuori) è in buona forma e non risparmia battute e ironie verso gli avversari. Certo, non è «esplosivo» come lo si era visto a Vicenza, ma cerca comunque di non risparmiarsi. «Dicono che sono un vecchietto - sono le sue prime parole - e quindi non esagerate con gli applausi che poi mi emoziono. Potrei lasciarci le penne...». Poi il siparietto. Il premier gingilla con della plastica sotto il podio dove sta parlando, si china, la strappa, la tira su e la mostra alla platea: «Mi hanno messo nella plastica. Eppoi ditemi che in tv non sono imbavagliato...». Giù applausi.
Poi se la prende con Romano Prodi («che non è certo il capo della sinistra»): «Dice che siamo sul bordo del precipizio (e con le dita simula una camminata, ndr). Siate certi, sarà lui a far fare all’Italia un passo avanti». E ancora, rivolgendosi alla platea femminile: «I vostri mariti devono andare in giro a dire quanto di buono ha fatto il governo. Se non lo fanno, care signore, dovete tenerli a stecchetto, dargli da mangiare solo pane e mortadella. Del resto, se vince la sinistra avremo in futuro solo tasse e mortadella».
Berlusconi torna sull’informazione, i giornali in particolare, perché «il 90 per cento della stampa italiana è di sinistra». E attacca: «Sono felice che il Corriere della Sera si sia dichiarato, ora aspetto la Stampa...». Non manca il capitolo sondaggi. Il premier conferma che l’ultimo che ha commissionato è «positivo» per il centrodestra, ma aggiunge che lo renderà noto solo venerdì sera, «per sfruttare fino all’ultimo il calendario in cui è possibile fare rilevazioni statistiche» (vietate negli ultimi quindici giorni prima del voto). Finito il comizio, lascia il teatro diretto al cocktail a Palazzo Ducale.

Uno dei contestatori gli urla contro: «Evviva Vittorio Mangano!» (l’ex stalliere di Arcore processato per mafia, ndr). Il premier scende dall’auto blu, gli si fa incontro e replica secco: «Tu non ti puoi permettere, tu sei un co...».

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