Non è la legione straniera che uccide i talenti

Troppi stranieri? No, pochi italiani. La risposta è venuta da Cesare Prandelli che, non casualmente, si occupa del problema facendo il ct della nazionale. Proprio ieri il commissario tecnico ha certificato che mancano giovani su cui puntare, abbonda soltanto la scelta fra trentenni e dintorni, ha ripescato Zambrotta non sapendo dove rivolgersi. Se servisse a metter tappo alle solite, barbose, disquisizioni di chi vuol spiegarci che è sempre colpa dello straniero...
Oggi il numero dei calciatori esteri in serie A non è così superiore a 10 anni fa: 282 contro 263 del 1999-2000, l’anno scorso erano 260. Non saranno una ventina di calciatori a far la differenza e creare il problema. Piuttosto val dire che siamo risaliti da due anni fa (197) e in Europa siamo andati un po’ meglio.
Il problema sta nei nostri vivai che raccolgono poco e producono meno, nei tecnici che non sanno coltivare il talento, nelle società che cercano ragazzi solo per un “usa e getta”. Semmai sono troppi gli stranieri nelle giovanili e nella lega Pro. «Fanno da tappo ai nostri ragazzi», ha raccontato Demetrio Albertini, oggi vicepresidente federale. Dunque con carico di responsabilità.
Partendo da tali presupposti, non fa più colpo l’eccessiva internazionalità dell’Inter che, non va dimenticato, è riuscita a tornare protagonista in Europa grazie al carico estero. Se fosse stata più italiana, saremmo ancora qui a raccontarcela. Sarà un caso se oggi la prima e la seconda del campionato hanno il maggior numero di stranieri? Lazio (22) e Inter (23). Invece cosa pensare del mappamondo della serie A? Abbiamo il solito pieno di brasiliani (55) e argentini (45), giocatori di due nazionali che, ai mondiali, hanno promesso tanto e mantenuto molto poco. Un solo giocatore fra quelli andati in finale: Sneijder rappresenta la nuova Olanda, non c’è alcuno spagnolo. Di più, gli spagnoli sono solo 7 e nessuno di primo rango, gli olandesi due (l’altro è Seedorf). Dispersi i tedeschi (che una volta facevano massa), la miglior presenza fra le migliori squadre del mondiale viene garantita dagli uruguayani (arrivati quarti), Cavani in testa a tutti.
Dicono i numeri che Milan e Napoli, seconde insieme all’Inter, sono molto più moderate nell’arruolamento. Il Napoli ha pochi stranieri (9), ma di qualità. Ecco il punto: la qualità dovrebbe far da spartiacque. De Laurentiis ha scelto bene. Ma l’italianità spiccata di questa Juve non ha dato gli stessi risultati. E se gli italiani della Juve fanno gruppo in azzurro, forse così si spiegano le difficoltà bianconere. Confermano la tesi di Prandelli.
Poco conta ricordare che Cesena, Catania, Chievo e Genoa si siano imbottite di gente estera, magari per risparmiare, probabilmente per pescare un uomo da mercato. In tempi neppure lontani, Cesena, Chievo, Catania, Brescia garantivano un buon made in Italy. Oggi sono sopraffatte dalle nostre povertà calcistiche. Altro che giovani oscurati dagli stranieri!
Ma anche all’estero bisogna saper scegliere. E Zamparini è il mago: dopo Cavani, ha già pronto Pastore, il nuovo “Flaco” argentino che vale l’acquisto. Lo vogliono Real e Barcellona, ormai abituate a pescare da noi quando serve. Una volta capitava il contrario, pur se c’è stata una piccola inversione di tendenza. Quest’anno, dopo tanto “costo zero” o poco più (Diego è stata l’eccezione, Eto’o è arrivato per uno scambio), è tornato Ibrahimovic, sono arrivati Robinho e Krasic. Qualcosa si muove.

E dimentichiamo pure che Sneijder non segna più da gennaio, oppure che Pato-Robinho e Ronaldinho hanno sommato due gol (di Pato) in tre. Forse è peggio che nei primi undici della classifica cannonieri ci siano appena 4 italiani. E, fra i nostri, solo Cassano veste la maglia della nazionale. E se c’era ancora Lippi...

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