Non è Ovrebo Rosetti fenomeno all’estero Don Abbondio in Italia

E adesso sono guai per Pierluigi Collina, il designatore finito nel tritacarne dopo i recuperi di mercoledì sera. Guai autentici in vista del duello tricolore a tre, Inter, Milan e Roma: ha di fatto “perso” il fischietto numero uno della categoria, Roberto Rosetti, torinese, dirigente ospedaliero di 43 anni, laurea in scienze motorie, designato per rappresentare la classe arbitrale italiana al prossimo mondiale. Come si capisce al volo: nessun paragone con Ovrebo, per carità. Dopo lo sfondone commesso a Firenze, non può designarlo più per le sfide di primo piano, ancor meno per il duello di sabato 6 marzo all’Olimpico, Roma-Milan: è dalla notte del 19 ottobre, sera di Milan-Roma 2 a 1 (proteste di Ranieri per il rigore su Menez di Thiago Silva non concesso ai giallorossi) che il dirigente viareggino evita l’abbinamento Roma-Rosetti. Motivo? Questioni di opportunità, essendo venuto meno il famoso istituto della ricusazione, tornato di moda a Firenze nell’intemerata di Andrea Della Valle.
Buono per Blatter e il mondiale, messo in disparte per il campionato italiano: è il destino curioso di Rosetti che da sempre ha avuto due rendimenti opposti, convincente in Champions e all’estero, discusso e censurato in casa. È reduce dalla finale dell’europeo 2008, tanto per citare la sua medaglia sul petto, in altre sfide internazionali ha riscosso voti alti e lodi dai dirigenti. Ma allora perché dalle nostre parti fischia fuori tempo? «Perché subisce le pressioni di giornali e ambiente» riferiscono alcuni suoi ex colleghi. Spiegazione plausibile. Specie se si tengono a mente i sospetti pubblicati a Firenze nelle ore precedenti la designazione. Con la Fiorentina il conto è aperto da Calciopoli, allorquando non s’accorse di un fallo di mano, sulla linea, commesso dal laziale Zauri durante un Lazio-Fiorentina decisivo per la salvezza. E lui patì quell’errore come una sventura personale. E c’è chi ricorda un mancato rigore in Milan-Fiorentina (1 a 0 gol di Pato) del gennaio 2009, tralasciando il dettaglio che nella stessa sera l’arbitro Rosetti fischiò un rigore (sullo 0 a 0) contro il Milan dopo 5 minuti per un intervento pulito di Abbiati. Fu il suo assistente a fargli cambiare idea, giustamente.
Anche l’etichetta di arbitro pro-Milan è smentita dai fatti. Non solo dalla schermata dei precedenti: 38 partite in totale, con 22 successi rossoneri, 10 pareggi e 6 sconfitte, 78 ammoniti, 6 espulsi, 7 i rigori fischiati a favore (di cui uno solo decisivo), 4 quelli contro. Ne manca uno all’appello, l’ultimo, di mercoledì sera, per l’intervento di Thiago Silva su Montolivo. E non c’entra affatto la concessione dell’eventuale vantaggio per Keirisson: 1) perché il maggior vantaggio è appunto il rigore stesso; 2) perché il gesto fatto a Montolivo è eloquente (mima alzati, alzati). Al pubblico milanista però Rosetti ricorda ancora il derby del febbraio 2009 (2 a 1) deciso da un gol di mano realizzato da Adriano.


I guai restano tutti per Collina, costretto per esempio ieri mattina ad abbinare a Lazio-Fiorentina di sabato, una delle sfide più calde del prossimo turno, l’arbitro Romeo. «È la designazione dell’amore?» commenta ironico chi ricorda il nervo scoperto di Lotito e Della Valle.

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